«A tutti i colleghi. Ieri sera, verso le ore 19,30, ho preso un cliente al posteggio di Portuense. Era un uomo
romano di 40, 50 anni, di statura media con la barba. Indossava un piumino nero. Mi ha portata a Corviale,
in via Poggio Verde. Arrivati a destinazione, mi ha rapinata puntandomi la pistola sul fianco. Quindi, se
doveste vedere qualcuno che abbia queste caratteristiche, segnalate ai carabinieri». È Serena T., giovane
tassista romana, a denunciare sulla propria bacheca Facebook e su quella dell’associazione «Romana
Tassisti» la sua disavventura. I fatti risalgono a domenica sera, quando la donna era in servizio in zona
Portuense. Il tam tam che ieri mattina ha movimentato la chat dei tassisti della Capitale parlava inizialmente
di una violenza subita dalla donna, ma è stata poi lei a mettere in chiaro la vicenda mettendo in allerta i
colleghi. Terrorizzata, e minacciata dall’uomo di mezza età armato di pistola, è stata costretta a consegnare
l’incasso. Non è stata picchiata, ma la paura è stata tanta. Comunque sufficiente a riaccendere i fari sul
problema sicurezza per i tassisti, specialmente donne. «Mi dispiace molto – risponde Vania al post su
Facebook – dobbiamo prendere più precauzioni per prevenire. Molte di noi ancora non hanno le
telecamere». Non lontano da dove Serena T. è stata rapinata domenica sera, l’8 maggio dello scorso anno
una sua collega, Maria, venne costretta a fermare il taxi in una stradina isolata nei pressi di Ponte Galeria
dal cliente fatto salire in via Aurelia, non lontano dall’Hotel Ergife. Simone Borgese, 30enne romano padre
di una bambina, colpì la vittima con un pugno, obbligandola a un rapporto orale prima di portarle via i 70
euro guadagnati con le corse precedenti. L’uomo, conosciuto dai tassisti della Capitale per la sua abitudine
a non pagare, venne rintracciato quasi subito dagli agenti della Squadra Mobile. Condannato a sette anni e
sei mesi di reclusione, spiegò di esser stato colto da un raptus. Eppure una collega della 43enne violentata,
vedendo l’uomo in televisione, denunciò di averlo visto masturbarsi il mese prima sul sedile posteriore del
suo taxi. Per intere settimane le auto bianche girarono con un nastro rosa sulle antenne e scioperarono il 9
giugno per chiedere maggiore sicurezza e legalità nel settore. Fu la violenza a Ponte Galeria a dare slancio
al progetto «Telecamere sui taxi di Roma Capitale», realizzato dalla Fondazione Ania in collaborazione con
l’Unione dei Tassisti d’Italia. Il clamore mediatico fu tale, pochi mesi dopo il grave episodio subito da Maria,
che vennero consegnati i primi quindici apparecchi «Roadscan» con due telecamere per filmare i sedili
anteriori e quelli posteriori del taxi. Un adesivo avvisa i clienti dell’istallazione dell’occhio elettronico, che si
attiva su comando del conducente in caso di pericolo. I filmati vengono poi scaricati autonomamente sullo
smartphone del tassista, così da essere utilizzati per ricostruire eventualmente la dinamica di un’
aggressione. Attualmente a Roma, come già accaduto a Milano, sono duecento le auto bianche sulle quali
è stato montato il dispositivo. Nel capoluogo lombardo è stato monitorato quasi un milione di chilometri di
strada durante l’orario lavorativo, documentando undici aggressioni verbali e venti incidenti. A Roma, dove
circolano ottocento tassiste, la situazione è preoccupante. Non tutte, infatti, lavorano nel cosiddetto «turno
rosa», dalle 8,30 alle 16,30. Maria fu violentata alle 7 del mattino, Serena rapinata poco prima delle 20. Ma
il pericolo non è solo per le donne. Lo scorso anno un tassista di 59 anni venne picchiato da tre uomini che
non volevano pagare la corsa. Saliti in piazza dei Cinquecento direzione Testaccio poco dopo la
mezzanotte, si rifiutarono di consegnare i 12 euro chiesti e lo massacrarono di botte lasciandolo sull’asfalto
prima di dileguarsi. Pochi giorni prima, a Ostiense, un ragazzo minacciò un altro dipendente della
cooperativa 3570 con un cacciavite: non voleva pagare la corsa. Una settimana prima della violenza
commessa da Simone Borgese, un tassista venne preso a calci e a pugni per un diverbio in strada.
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Ultima modifica: 18 Ottobre 2016