Nell’esprimere profonda vicinanza al collega Gino Ghirelli ed alla famiglia, credo che non ci si possa esimere da ribadire ciò che troppo timidamente, abbiamo più volte tentato di far capire alla politica e a chi fa informazione in questo paese.

Negli ultimi dieci anni abbiamo dovuto registrare gli assassini sul lavoro di luca massari e alfredo famoso, la violenza sessuale subita da una collega a roma, i ripetuti accoltellamenti subiti a bologna e a firenze, l’aggressione di solo una settimana fa subita, sempre a firenze, da un altro collega, ed oggi gino, in fin di vita dopo un colpo violento alla testa. Talvolta all’ordine del fatto cruento vi è il denaro, talvolta un impeto sessuale, talvolta un canino accidentalmente investito, altra volta una precedenza non data.

Tutto questo racconta di una categoria professionale vittima, come nessun altra, di un vero e propio odio sociale che si manifesta troppo spesso in fatti di inaudita violenza. E questi casi sono solo la punta dell’iceberg di una violenza che continuamente registriamo verso i tassisti. Basterebbe rendere pubbliche le telefonate che i nostri centralini registrano durante i sabati notte, nei momenti di pioggia o durante i due mesi di picco di lavoro estivo, per togliere ogni dubbio circa ciò di cui stiamo parlando.

E la responsabilità principale di tutto questo è della stampa!

La società civile, infatti, viene continuamente indotta nell’equivoco e nel conseguente rancore, da servizi che dovrebbero essere d’informazione, ma che invece sono dei veri e propri proclami di guerra sociale. Si pensi a quello titolato da una nota trasmissione d’ “inchiesta” e di satira, “il futuro che i taxi ci vietano”, e che non racconta in modo onesto e competente le dinamiche di un servizio pubblico a regime amministrato. Ci chiediamo perchè, durante i quotidiani intasamenti ai caselli autostradali, nelle ore di punta, la stampa non adotti il medesimo schema di pensiero: puntare il dito contro il gestore privato, affinché venga aumentato il numero dei caselli.

Ma la risposta per noi è sin troppo facile: nessuna attività economica calibra la propria offerta di servizio sugli eccezionali momenti di picco. Ma questo, invece che essere responsabilmente spiegato da stampa e politica, viene strumentalmente usato per giustificare l’operatività abusiva di multinazionali e vettori di varia natura, la cui attività si traduce in vera e propria concorrenza sleale.

Ed è questa concorrenza sleale che i tassisti italiani vorrebbero vietare, non il futuro!
E se la legittima richiesta di legalità e di pari regole d’ingaggio, invece che trovare la dovuta tutela da parte delle istituzioni, viene mistificata senza scrupoli dalla stampa e dalla politica, allora i responsabili di questi fatti di violenza sono anch’esse.

 

Claudio Giudici
Presidente nazionale Uritaxi

 

Ultima modifica: 13 Luglio 2017