Destano preoccupazione le parole dei banchieri centrali a Davos. Il governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, a breve inviato ONU per il Clima e la Finanza, ha dichiarato che rifiuteranno i finanziamenti alle imprese che non saranno “a zero emissioni nette di carbonio”. Tale integralismo verde, fra l’altro non giustificato secondo molti scienziati italiani e non, rischia di distruggere interi settori produttivi, tanto più nel nostro Paese, rappresentato per circa il 95% da piccole e medie imprese, a tutto vantaggio delle grandi multinazionali.
Personalmente posso denunciare questo fatto, senza timore di parlare pro domo mea, visto che per il settore taxi mi sono fatto promotore di uno dei due unici radiotaxi italiani (e forse europei), il 4390 Taxi Firenze – insieme al 3570 di Roma che è stato pioniere di tale strada – completamente alimentati da energia solare. Ma se pensiamo ai tanti radiotaxi italiani, sopratutto a quelli delle città più piccole, o addirittura all’acquisto delle vetture da parte dei tassisti, nonostante il già ottimo contributo dato in termini di sensibilità ambientale, che ha portato all’acquisto di vetture ibride per oltre il 50% delle flotte nelle principali città italiane, parlare di rifiuto dei finanziamenti alle imprese che non saranno a zero emissioni nette di carbonio, vorrà dire danneggiare l’intero settore del trasporto pubblico non di linea, considerando i limiti – sia per mancanza di rete, sia per celere decadimento dell’autonomia delle batterie – della tecnologia elettrica, a tutto vantaggio di quelle multinazionali che potranno sostenerne i costi, nonostante i bilanci in rosso, grazie al credito extra-merito che gli viene concesso.
Ma da cittadino, prima che da rappresentante degli operatori di un settore, la preoccupazione si estende appunto a tutti i settori economici, dei servizi, ma sopratutto dei settori agricolo e manifatturiero che necessitano di un quantitativo e di una densità di flusso energetici molto alti.
Il rischio, è che come col Fiscal Compact o il Bail in, si ripetano errori dovuti alla mancanza di capacità previsionale, affidati ad una oramai improbabile infallibilità degli organismi sovranazionali.
Il Governo dunque si faccia portatore di queste preoccupazioni in sede europea e di fronte alle istituzioni finanziarie, perchè il rischio, fra l’altro già paventato dagli stessi promotori di questa nuova agenda verde, è di mandare sul lastrico una quantità senza precedenti di imprese e famiglie, il cui numero sarà niente rispetto alla crisi finanziaria del 2007/08, a tutto vantaggio delle multinazionali che potranno sostenere i costi dell’isteria climatica.
Claudio Giudici – Presidente Nazionale Uritaxi
Ultima modifica: 17 Giugno 2021