Egr. Direttore,
re: vs. articolo del 26 dicembre, intitolato “Why Can’t Italy’s Economy Get Into Gear? Consider the Taxi Line”, di Eric Sylvers
se davvero la crescita di un’economia dipendesse dal suo tasso di liberalizzazione, allora l’Italia dovrebbe essere uno dei campioni d’Europa! Il think tank Epicenter ha reso pubblico nel 2021 l’ “Indice delle liberalizzazioni” e l’Italia è risultata la sesta economia più liberalizzata in nove settori pesanti dell’economia (carburanti, gas, lavoro, elettricità, poste, telecomunicazioni, trasporti aerei, ferrovie e assicurazioni) sopra la media europea. Basterebbe già questo per dimostrare che l’assunto per cui più un’economia sia liberalizzata e più cresca, non regga. D’altra parte, indagini di ben più lungo periodo come quelle degli storici dell’economia Paul Bairoch o Ha-Joon Chang, avevano già distrutto da tempo questa falsa idea. Questa errata tesi, se poi deve tradursi in abbassamento dei prezzi per i consumatori, aveva già trovato con uno specifico focus di uno dei più autorevoli centro-studi in Italia, Cgia di Mestre, la sua demitizzazione nel 2015. In vent’anni i prezzi di: assicurazioni auto sono aumentati 3,8 volte rispetto all’inflazione, servizi bancari di 2,3 volte, i trasporti aerei +73%, pedaggi autostradali +92%, treni +76%, gas +87%, servizi postali +11%. I trasporti urbani (bus) dal 2009 al 2015 sono aumentati del 203% in più rispetto all’inflazione e l’energia elettrica (2007-15) del +54%.
Ma visto che i taxi sono stati arbitrariamente eletti – e secondo noi strumentalmente a colossali interessi finanziari smaniosi di fagocitare il settore taxi anche in Italia – a simbolo della poca crescita del Bel Paese, e di questo falso assunto per cui con più liberalizzazioni avremmo più crescita e prezzi più bassi, ricordiamo che essi rappresentano solo lo 0,06% del pil nazionale (un po’ poco per frenare la crescita del Paese…). Tuttavia a conferma di quanto sinora scritto, mentre i taxi italiani, a tariffa pubblica amministrata, vedono aggiornamenti tariffari medi del 2% annuali, Uber ha aumentato dell’85% i prezzi in soli quattro anni (Forbes, 15 gennaio 2023).
In Italia, al di là di quella che oramai è divenuta una stereotipata narrazione, i taxi italiani hanno trovato un gradimento del 71% nell’ottobre scorso (Emg/Adnkronos) con l’88% degli intervistati che rispondeva di avere un taxi entro sei minuti dalla chiamata (Uritaxi/Lab21.01).
Quindi, in Italia non esiste alcun problema di mancate liberalizzazioni, esse non rappresentano la cifra di un’economia che cresce – quella tedesca che è stata la più produttiva d’Europa dal ‘92 ad oggi non è campione di liberalizzazioni, così come quella cinese che è la più produttiva al mondo – e i taxi sono semmai il simbolo di una delle ultime e marginalissime sacche di resistenza all’ideologia liberista che ha giovato solo a potenti oligarchie. I problemi del Paese stanno in lentezza giustizia, iperburocrazia, deinfrastrutturazione, bassa spesa in R&D, e appunto apertura dei mercati a concorrenza a basso costo (dumping), molti dei quali caratterizzano il prima e dopo 1991 italiano.
Claudio Giudici
Presidente nazionale Uritaxi
Di seguito la versione in inglese inviata al direttore, al vicedirettore, ed all’ “Opinion Editor”. Al momento il prestigioso giornale statunitense non ha concesso a noi o a qualsiasi altro rappresentante del settore, alcun diritto di replica o possibilità di contraddittorio.
Dear Editor,
re: WSJ article of Dec. 26, titled “Why Can’t Italy’s Economy Get Into Gear? Consider the Taxi Line”, by Eric Sylvers
if the growth of an economy really depended on its rate of liberalization, then Italy should be among the champions in Europe! According to the “Liberalization Index” 2021, published by the think-tank “Epicenter”, Italy was found to be the sixth most liberalized country in nine heavy sectors of the economy (fuel, gas, labor, electricity, post, telecommunications, air transport, railways and insurance), above the European average. This alone would be enough to show that the assumption that the more an economy is liberalized the more it grows, does not hold up. Moreover, more thorough surveys such as those by economic historians Paul Bairoch or Ha-Joon Chang had long ago destroyed this false idea. This erroneous thesis and its corollary, that it would translate into lower prices for consumers, had already been rebuked by one of the most authoritative research centers in Italy, the Mestre-based Cgia, in 2015. In 20 years, prices of: auto insurance increased 3.8 times more than inflation, banking services 2.3 times, air transport +73%, highway tolls +92%, trains +76%, gas +87%, postal services +11%. Urban transportation (buses) from 2009 to 2015 increased 203% more than inflation and electricity (2007-15) +54%.
But since cabs have been arbitrarily described – and in our opinion instrumentally so, by large financial interests eager to gobble up the cab sector in Italy as well – as a symbol of the little growth of the Bel Paese, and of this false assumption that with more liberalization we would have more growth and lower prices, let us remember that they represent only 0.06 percent of the national GDP (a bit too little to curb the country’s growth…). However, to confirm what I have written so far, while Italian cabs, with an administered public fare, see average fare updates of 2 percent annually, Uber has increased prices by 85 percent in just four years (Forbes, Jan. 15, 2023).
In Italy, beyond what has now become a stereotypical narrative, Italian cabs found a 71% approval rating last October (Emg/Adnkronos) with 88% of respondents answering that they had a cab within six minutes of calling (Uritaxi/Lab21.01).
Thus, there is no problem of scarce liberalizations in Italy, they do not distinguish a growing economy – Germany, which has been the most productive economy in Europe since ’92, is not a champion of liberalization, nor is China, which is the most productive economy in the world – and cabs are, if anything, the symbol of one of the last and very marginal pockets of resistance to the liberalist ideology that has benefited only powerful oligarchies. The country’s problems lie in slow justice, hyperbureaucracy, lack of infrastructure, low R&D spending, and indeed, the opening of markets to low-cost competition (dumping); many of such problems became urgent after 1991.
Claudio Giudici
Uritaxi national president