Firenze, 27 maggio 2024. Chi in questo momento attacca il diritto allo sciopero previsto dall’art. 40 della Costituzione per tutti i lavoratori italiani, compresi i tassisti, rappresenta l’analfabetismo costituzionale di cui sono vittime troppe lobby di questo Paese. Parlo di lobby non a caso, proprio come definiscono noi, ed anche in questo caso per analfabetismo costituzionale, visto che il fondamento di assegnare a “comunità di lavoratori” servizi pubblici essenziali è previsto dall’art. 43 della Costituzione. Questi ambienti, come le associazioni dei consumatori, mostrificano sistematicamente i tassisti italiani che da anni forniscono gratuitamente, a proprie spese, un’infrastruttura tecnologica di interesse pubblico generale – differentemente da esse, i cui bilanci derivano grandemente da contributi statali – fatta di sistemi di chiamata telefonica, di messaggistica e app, garantendo gli obblighi pubblicistici, per i tassisti chiaramente diseconomici, che caratterizzano il servizio pubblico: la tariffa amministrata, l’obbligo di prestazione, la turnazione di servizio, la presenza territoriale. Questi signori esaltano l’arrivo di multinazionali che fanno lo stesso lavoro ma senza quelle regole! Come si chiama questa se non concorrenza sleale, regole diverse in stesso mercato, che proprio i consumatori dovrebbero combattere? Queste multinazionali, appena arrivate, fornendo una semplice app – che chiaramente non ha portata universalistica, cosa anch’essa che i consumatori dovrebbero pretendere, e che invece non fanno! – hanno praticato un modello di business con cui speculano su tariffe e prezzi di viaggio, ma mai nessuna associazione dei consumatori ne ha fatto un problema! Eppure il servizio taxi italiano ha indici medi di gradimento sempre superiori all’80% (anche quest’anno dell’84%). Lo hanno il servizio bus, di metro, di car sharing, ogni altro servizio cittadino? Facciano una seria indagine demoscopica sul settore, invece che ripetere il solito mantra dei tassisti brutti e cattivi. In questi anni l’Istituto Piepoli, Lab21.01, Emg-Adnkronos ne hanno fatti, gli indici erano sempre di grande gradimento, e sono tutti pubblici. Ce n’è stato solo uno, mai reso pubblico nel marzo 2022, dai risultati negativi, fatto chiaramente per aiutare il Governo Draghi a smantellare il settore: esso non merita neanche di essere citato, visto che a parte un altisonante comunicato stampa, guarda caso, committente e società di ricerca non hanno mai reso pubblico.
Claudio Giudici
Presidente nazionale Uritaxi