Benedetta Arese Lucini, 30 anni, è la numero uno di Uber in Italia. In gergo, “Regional General Manager”. Tutti i taxi della città fermi per “colpa” vostra. Come ci si sente?
«Dispiace perché siamo qui per dare maggiori opportunità e soluzioni ai cittadini, per innovare. Intanto per domani (oggi, ndr) abbasseremo le tariffe del 20 per cento, così cercheremo di sopperire in qualche modo alla mancanza di taxi». Insomma, li farete arrabbiare ancora di più… «Noi pensiamo solo agli utenti e ai loro interessi». In questi giorni sono apparsi dei manifesti in cui ignoti le danno della ladra. È preoccupata? «È solo la punta di un iceberg. Denunciamo da tempo le minacce e a volte le aggressioni subite dagli autisti degli ncc che lavorano con noi. La nostra controparte dimostra un’apertura mentale molto limitata, e allo stesso tempo questi fatti denotano una mancanza di sicurezza in città».
La vostra controparte sono i taxi? «Quei manifesti erano appiccicati sulle colonnine dei taxi, poi materialmente non so chi sia stato a metterceli. Spero lo si scopra». I tassisti parlano di concorrenza sleale, come risponde? «Noi lavoriamo in piena legittimità e la legge del 1992 non dice da nessuna parte che si debba partire da un’autorimessa, come invece sostengono loro». Però siete stati multati più volte, evidentemente qualcosa che non andava c’era. «Sì, ma abbiamo vinto anche molti ricorsi dal giudice di pace». In che percentuale? «Più della metà». I tassisti pagano le proprie licenze decine di migliaia di euro. Voi non pagate nulla e fate un servizio simile.
Non le sembra che ci sia qualcosa che non va nel sistema? «Ma Uber è una piattaforma tecnologica che mette in contatto i conducenti degli Ncc (noleggio con conducente, ndr) con le persone. Non abbiamo autisti che lavorano per noi, ma semmai che lavorano con noi, che usano Uber come un riempitivo». Quindi la questione, semmai, è tra Ncc e tassisti? È un problema loro? «Al massimo sì, e comunque pure gli Ncc pagano la licenza. Ribadisco, noi siamo solo un tramite». Senta, con il Comune i rapporti come sono? «Ho incontrato solo una volta l’assessore Pierfrancesco Maran, ma diciamo che non siamo andati troppo lontano, ho visto un atteggiamento di chiusura. Una difficoltà a capire le nostre ragioni, che sono di business.
Noi creiamo opportunità per la città. Vorremmo ci fosse un tavolo di confronto per spiegare le nostre posizioni e per chiarire alcune inesattezze che ho sentito». Quali? «Quando si parla di concorrenza sleale, come mi ha chiesto prima. Noi rispettiamo la legge, lo ripeto. O quando si dice che siamo abusivi, altra falsità». Ecco appunto, venite accusati di far lavorare le auto private, senza licenze. «Succede in altre parti del mondo dove ci sono altre regole, non in Italia». Nelle altre città italiane avete riscontrato problemi simili con i taxi? «No, a Roma ad esempio lavoriamo benissimo». Prima parlava di business. Qual è il vostro giro di affari su Milano? «Mi dispiace, sono informazioni riservate».
Fonte: Repubblica
Ultima modifica: 21 Marzo 2014