La crisi morde anche i tassisti chiavaresi: in pochi anni l’introito di un guidatore di taxi di Chiavari è calato di oltre il 40 per cento. Salgono le spese e scendono le corse.
Mentre il numero dei tassisti è aumentato solo di un’unità nell’arco di dieci anni passando da 14 a 15. E, per colpa della crisi, c’è chi, pur avendo raggiunti i limiti di età nonostante percepisca la pensione, è costretto a proseguire le corse: «Pagando ulteriori tasse, dopo quelle relative alla pensione, anche su quello che guadagno».
Basta ascoltare uno dei quindici “tassinari” – per dirla alla Sordi che negli anni Ottanta impersonò un tassista della Capitale – e ci si rende conto che le corse dall’inizio del 2000 sono praticamente dimezzate. A Chiavari ne prendono atto e sperano che il vento cambi: e pensare che quasi tutti hanno scelto la professione perchè affascinati dal lavoro. Come Roberto, ex commerciante o Ottavio, il più anziano fra i quindici “professionisti del tassametro” in quel di Chiavari.
«La situazione lavorativa è molto critica – dice Ottavio Campodonico, il decano fra i tassisti chiavaresi con le sue 68 primavere -. Da quando è arrivato l’euro il nostro lavoro è sempre più difficile. Le corse, benchè il costo è contenuto, sono sempre me«Qualche anno fa si lavorava molto con i sudamericani o con gli albanesi che non avevano la patente valida per il nostro paese.
Ma quei tempi sono lontani»: la testimonianza è di Roberto Brugo che insieme a Ottavio Campodonico (nella foto), hanno fatto una fotografia sulla situazione della loro professione durante questo periodo di crisi economica. Ma cosa occorre per fare questo lavoro? «Innanzi tutto – dicono i due tassisti – occorre prendere la patente per il trasporto pubblico, iscriversi alla Camera di Commercio col ruolo di conducente (artigiano), sostenere un esame in Regione per l’abilitazione e poi chiedere la concessione al Comune dove si risiede, in attesa che qualcuno vada in pensione per poter subentrare». no». «E una famiglia mono reddito – aggiunge Roberto Brugo – con il nostro stipendio non ci vive».
Se in alcune zone d’Italia c’è chi per battere la crisi allunga i percorsi per far girare il tassametro loro, i tassisti chiavaresi, rimangono onesti. Sopportano la situazione nella speranza che il turismo faccia il suo ingresso seriamente nel comprensorio. Si perchè, dicono: «La città non vive di turismo, qui ci sono turisti residenziali che arrivano con la loro auto e solitamente girano a piedi o in bici. E gli alberghi che continuano a chiudere non sono certo di grande utilità». «Durante l’ultima campagna elettorale – proseguono Ottavio e Roberto – alcuni candidati a sindaco parlarono di navi da crociera da far fermare di fronte a Chiavari.
Un po’ come accade, con le dovute proporzioni, per Portofino, Santa Margherita e Rapallo. Ma alle promesse non sono seguiti i fatti». A volte in periodi di crisi c’è chi tende a consorziarsi ma nel Tigullio, fra i taxisti, questo non sembra possibile. «Noi – dice Ottavio Campodonico – siamo quindici, a Sestri Levante sono dieci e a Lavagna sei. Si parlava di mettersi insieme per poter lavorare di più ma non ci siamo mai riusciti. Abbiamo provato a farlo con i colleghi di Santa Margherita e Portofino ma non hanno voluto». Insomma la crisi morde i tassisti ma non in maniera eguale nel Tigullio. E, come il mitico Albertone (Sordi, ndr) negli anni Ottanta parlava con i vip saliti sul suo taxi dei problemi giovanili, i tassinari chiavaresi nel 2014 dialogano con i propri clienti e l’argomento è lo stesso: la crisi nel mondo del lavoro.
Fonte: il Secolo XIX
Ultima modifica: 14 Aprile 2014