Vigili contro Uber, la guerra è appena cominciata e si combatterà su due campi: la strada e il tribunale.
Per ora, però, il conto è di uno a zero: multa, sospensione della patente e sequestro del veicoli al driver del servizio, appena sbarcato a Genova, che consente di viaggiare su un’auto contattata tramite una app del telefonino.
Una sanzione esemplare che era, in sostanza, quanto richiesto dai tassisti, da tempo sul piede di guerra per la concorrenza (secondo loro sleale e fuorilegge) degli autisti Uber.
Accade nel pomeriggio di ieri, primo giorno di controlli mirati dei vigili: una pattuglia della polizia municipale si mette alle calcagna di un’auto. Un vero e proprio pedinamento. Si tratta di una Volvo V50, un macchinone, con lo smartphone sul cruscotto e il navigatore satellitare a mostrare la strada e a indicare dove raccogliere il cliente. Il passeggero, che ha contattato il guidatore tramite Uber, sale a Nervi e viene lasciato a Pegli. Il tragitto è lungo, ma i vigili del nucleo di polizia giudiziaria non perdono di vista il veicolo.
E alla fine arriva l’amara sorpresa, che è tutta per il guidatore. Gli agenti hanno contestato al driver la violazione dell’articolo 86 del codice della Strada (servizio di piazza con autovetture con conducente o taxi), uno dei più severi, che prevede una multa di oltre 1700 euro, la sospendergli della patente e il sequestro della macchina ai fini di confisca.
L’azione su strada è il seguito pratico delle parole dell’assessore comunale alla Legalità, Elena Fiorini, che aveva annunciato che Tursi avrebbe attivato «controlli mirati di polizia giudiziaria contro Uber», spiegando che «il Comune sta portando avanti un approfondimento legale per decidere come contrastare Uber: in Germania, la Corte Federale ha dovuto revocare il divieto di operatività per UberPop per un aspetto tecnico-giuridico, perciò è importante impostare la “cura” giusta».
Da parte sua, l’assessore comunale al Traffico, Anna Dagnino, ha fatto notare che «ci siamo attivati sin da subito insieme con i tassisti per tutelare la legalità: la licenza dei tassisti è piena di contenuti, non è un qualcosa di astratto, è un qualcosa che il Comune stesso vuole difendere». Secondo una stima, nel capoluogo ligure sarebbero già 70 le automobili collegate al servizio UberPop, la versione “low cost” di Uber.
I guidatori sono stati contattati e reclutati nelle scorse settimane, tramite colloqui mirati. I requisiti per essere scelti? Una patente valida da almeno un anno e che la stessa non sia mai stata sospesa, una fedina penale pulita e il possesso di un’automobile immatricolata da non più di dieci anni. Nessuna licenza per il trasporto di persone ed è qui che Comune, Prefettura e tassisti ritengono stia l’inghippo.
Il servizio a Genova è partito appena la settimana scorsa con un’offerta promozionale (viaggi gratis sino al 10 ottobre) che sulle prime ha rallentato i controlli dei vigili. Serviva un periodo di studio per approfondimenti giuridici e per “schedare” in qualche modo gli autisti dei taxi privati. Ma i controlli sono scattati prima del 10 ottobre, mentre il servizio sta prendendo piede soprattutto tra i giovani, più abituati allo smartphone. E hanno colpito duro.
Adesso cosa succederà a Uber? Contattati dal SecoloXIX , la general manager per l’Italia di Uber, Benedetta Arese Lucini, si dice «rammaricata» per quanto capitato al loro driver . «Uber – ribadisce Lucini – è un’applicazione che concorre a cambiare il concetto di mobilità. A Genova abbiamo portato innovazione e anche uno stimolo per migliorare i servizi offerti ai cittadini. Davvero ci riesce difficile capire perché il driver sia stato multato.
Abbiamo ovviamente assistito il driver nel fare ricorso, perché quello che dispiace più è che sia stata presa di mira una persona che stava contribuendo attivamente a migliorare la sua città». Intanto però il malcapitato autista si ritrova senza auto. Chissà se per tornare a casa avrà chiamato un taxi o avrà toccato la “U” nera sul suo telefonino.
Fonte: il secolo XIX
Ultima modifica: 25 Settembre 2014