Mancano ormai pochissime ore allo sciopero di 24h indetto dai tassisti di Torino, affiancati da altri 2mila autisti giunti da altre città d’Italia, in particolare da Genova, Milano, Roma e Napoli, tutti uniti contro il servizio di trasporto alternativo Uber.
Il corteo del capoluogo piemontese partirà domani alle 9 da piazza Arbarello e verrà aperto dalle donne, dagli autisti e dalle mogli di autisti, che indosseranno una maglietta con la scritta “Obiettivo legalità”, uno degli slogan della manifestazione che raggiungerà piazza Castello dove sarà chiesto un incontro al prefetto di Torino. I tassisti chiederanno di essere ricevuti anche dal sindaco, Piero Fassino.
Un altro presidio sarà organizzato dalle 14 davanti alla sede dell’Authority in via Nizza, in concomitanza con l’incontro con più di 35 rappresentanti delle associazioni di categoria, e poi quelli dei Comuni, delle Regioni e quelli della società Uber, di Ncc, servizio noleggio con conducente, ma non i driver di UberPop.
Il 12 febbraio lo studio Pavia/Ansaldo, legale dei tassisti, ha inviato un dossier a Fassino e agli assessori competenti in materia di mobilità per ricordare le linee guida della legislazione in vigore.
Il servizio Uber, nato circa sei anni fa a San Francisco, negli Usa, detiene una piattaforma tecnologica rilevante nella mobilità urbana, non previsto nella legge del 1992 che disciplina il settore risale a un periodo in cui non esistevano ancora smartphone o app. Uber è stato riconosciuto oggi come servizio illegale e l’Authority potrebbe quindi, dopo le varie audizioni, segnalare al Parlamento e al governo l’eventuale necessità di modifiche alla legge qualora questa risultasse inadeguata a regolamentare oggi il settore. «Il tema della legittimità della piattaforma Uber – ha detto il presidente dell’Authority Andrea Camanzi, in una recente intervista radiofonica – dipende da come questa soluzione tecnologica viene utilizzata. Se, infatti, essa viene adoperata come piattaforma di prenotazione, allora il problema attiene ai profili della liberalizzazione nel settore dei “servizi di autotrasporto pubblico non di linea” e, quindi, di un’armonizzazione della legislazione vigente con l’avvento di queste nuove tecnologie».
«Diverso è il caso di servizi, come quelli denominati “Uber-Pop” – continua Camazi – in cui si offrono servizi di trasporto di cortesia per finalità semi-commerciali. In questa circostanza è evidente che si pone un problema di sicurezza che dev’essere garantita al cittadino e su cui va fatto un serio approfondimento» ha concluso il presidente (…)
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Ultima modifica: 17 Febbraio 2015