Gli hanno sequestrato il taxi e ritirato sia la patente sia il certificato di abilitazione professionale. Lo hanno
anche multato per non essersi sottoposto al drugtest in ospedale – che equivale per il Codice della strada a
confermare la positività alle sostanze – e tutta la documentazione è stata inviata in Prefettura dove saranno
decise le sanzioni. Ma un tassista di 41 anni, secondo i vigili urbani uno dei «battitori» di via Giolitti, a ridosso
della stazione Termini – nella cosiddetta «buca» dopo il tunnel o davanti all’ingresso – più volte controllati dalle
forze dell’ordine, potrebbe rischiare qualcosa di più: la sua licenza verrà infatti esaminata anche dal
Campidoglio, come è già stato fatto solo poche settimane fa per il collega che in piazza Barberini aggredì un
automobilista sessantenne che doveva andare in farmacia e insultò il figlio disabile, e che per questo si vide
ritirare la licenza. In questo caso il quarantenne è stato fermato di mattina presto (una settimana fa ma la
notizia è stata resa nota ieri) da una pattuglia della Municipale in via del Tritone perché suonava
insistentemente il clacson della sua auto. Una volta fermato, il tassista si è giustificato dicendo di aver «visto
mia sorella e così la volevo salutare». Ma l’atteggiamento dell’autista, conosciuto dagli agenti, e il suo stato di
agitazione durante il controllo hanno insospettito gli investigatori. Così l’autista li ha dapprima insultati, poi si è
ferito a un orecchio, accusando subito dopo la pattuglia di averlo colpito. A questo punto la situazione è stata
congelata ed è stata chiamata un’ambulanza del 118 che ha portato il tassista in ospedale, anche per essere
sottoposto al drugtest. Ma quell’esame l’autista fermato non l’ha mai fatto perché è scappato dal pronto
soccorso. Salvo poi essere rintracciato dagli agenti del Gruppo Trevi sabato scorso sempre in via Giolitti dove
era tornato a lavorare.
Last modified: 25 Maggio 2015