Mentre in Francia l’Autorità Giudiziaria ferma i manager di Uber, il Presidente della Autorità di Regolazione dei Trasporti è andato oggi in Commissione Attività Produttive della Camera, a raccontare che “c’è una nuova domanda di mobilità non soddisfatta” presentando il possibile testo della Legge di modifica del settore, che non è altro che una vera e propria “marchetta” in favore di chi, con il falso pretesto dell’innovazione e di una banalissima App (già ne esiste una migliore in Italia e si chiama It Taxi), vorrebbe di fatto il ritorno al caporalato e al lavoro nero.
E pensare che i poteri dell’Autorità in questione sarebbero in realtà limitati ad una funzione meramente consultiva su richiesta dei Comuni e delle Regioni. Ed invece il Presidente Camanzi che fa? Predispone addirittura un apposito articolato di Legge, per favorire questa “nuova domanda di mobilità”. E lo va a fare, non sulla base di una documentata e precedente analisi ed istruttoria scientifica, propedeutica ad una correlata e, coerente, analisi regolatoria, ma semplicemente affermando che c’è una “nuova domanda di mobilità” non soddisfatta. E quale sarebbe: quella dei fuorilegge, quella degli abusivi?
Allora viene naturale domandarsi, quali sarebbero le verifiche tecniche e le oggettive analisi di mercato che dovrebbero indurre il Parlamento a dar retta alle richieste di nuova regolamentazione del settore da parte di questa “domanda insoddisfatta”. E poi, l’ART è un’Autorità indipendente, o un soggetto politico, che fa scelte formalizzate con proposte di articolato normativo, prive per di più del necessario e preventivo supporto di analisi e verifica istruttoria? Di questo ed altro, andremo anche noi a parlare alle competenti Commissioni Parlamentari e siamo sicuri che gli interlocutori, nella loro libertà di “eletti”, sapranno altrettanto liberamente scegliere tra la difesa del lavoro e quella del capitale: e sceglieranno la tutela di chi lavora.
A questo proposito, abbiamo avviato una intensa attività di informazione nei confronti di tutti i “decisori” politici e tecnici, ivi inclusa la Commissione europea. Siamo infatti convinti che da un esame completo ed oggettivo dei fatti emerga chiaramente che fenomeni come Uber non rappresentano alcuna vera innovazione (ed infatti in Italia esistono “applicazioni” analoghe e perfino più pro-consumer di quella di Uber), ma solo comportamenti opportunistici, in termini tecnici “free riding”, scorretti ed illegittimi (come riconosciuto da sentenze della magistratura in vari paesi europei).
Spiace che una autorità tecnica ed indipendente, come ART, non tenga conto di elementi oggettivi, di fatto e di diritto, e si limiti a rilanciare le tesi e gli interessi di una parte e non di chi esercita un importante servizio pubblico.Se questi aspetti non saranno presto chiariti, nei prossimi giorni avremmo creato tutte le condizioni per far sentire l’Italia molto più vicina all’Iraq che alla Francia.
Loreno Bittarelli
Presidente URI – Unione Radiotaxi Italiani
Ultima modifica: 2 Luglio 2015