Rimaniamo a dir poco sbigottiti nell’apprendere attraverso QUESTO ARTICOLO del Corriere.it, ribadito anche da QUESTO VIDEO del Tg3 Lombardia, che alcune sigle di rappresentanza del settore taxi, senza il minimo confronto con la categoria e tantomeno con il parlamentino nazionale Taxi, hanno deciso di invitare, con una accorata lettera aperta alla general Manager di Uber, ad aprire la stessa applicazione ai tassisti Italiani.
Dichiarata illegale e bandita nelle più importanti capitali Europee e già oggetto di furibonde proteste da parte dei tassisti di Milano, Uber è la app che permette a tutti di diventare tassisti, recentemente indagata perfino dalle nostre forze dell’ordine dopo lo scioccante video pubblicato dal Giornale dove alla mancanza di alcun controllo dei conducenti e le tariffe gonfiate, si aggiunge il pusher di droga che smercia al volante della sua berlina ( http://www.ilgiornale.it/video/milano/lato-oscuro-uber-lautista-spacciatore-1023123.html )
Senza usare mezzi termini ci troviamo nuovamente come nel 2011 a combattere contro una parte di noi stessi, vale a dire i soliti personaggi della piazza romana che pur di perseguire la loro crociata “anti-Bittarelli e anti-3570” sono disposti a vendere una intera categoria di lavoratori Italiani ai poteri forti della finanza Internazionale, leggi il binomio che sostiene Uber, ossia Google e il colosso finanziario Goldman Sachs.
Accettare un simile folle progetto significherebbe accettare non solo l’illegalità e il disprezzo delle nostre leggi ma ci vedrebbe perfino diventare loro complici. Una resa incondizionata che il tassista Italiano non può e non deve accettare: far diventare legale ciò che oggi è illegale.
Invitiamo in conclusione tutti i nostri colleghi a riflettere seriamente su questo ultimo grave fatto che rischia di fornire al mondo della politica un pericolosissimo “assist” per spingere la nostra categorie dritta tra le fauci dei grandi monopoli.
Come dire staccare un biglietto di sola andata.
Ultima modifica: 20 Giugno 2014