Se il pronunciamento odierno della Corte di Giustizia europea, al di là dei sofismi comunicativi delle multinazionali, è corretta conseguenza dell’applicazione delle conquiste del diritto moderno che contempera la preminente tutela dei diritti del trasportato e il principio di leale concorrenza tra operatori di un medesimo mercato, in Italia registriamo il permanere del tentativo di scardinare l’attuale assetto del settore taxi che, al di là di interessate e/o incompetenti vulgate, è uno dei pochi settori economici ancora ben funzionanti, come recentemente confermato dall’indagine dell’Istituto Piepoli che ha rilevato una soddisfazione sul servizio di 8 italiani su 10.
Nonostante la volontà di più puntuale normazione del settore, al fine di bloccare le persistenti pratiche abusive di vettori e multinazionali esercenti attività di trasporto in dispregio delle leggi, che ha trovato sintesi in un accordo tra il settore taxi e quello del noleggio con conducente, permane una volontà istituzionale – tra Antitrust che su richiesta della multinazionale tedesca Mytaxi, avvia pretestuosi procedimenti contro le cooperative taxi italiane, il Ministero dello sviluppo economico, di concerto col Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con alcune atipiche proposte di riordino, ed Autorità di regolazione dei trasporti con l’ultimo parere del 15 c.m. – di mettere in difficoltà, invece che tutelare e favorire, qualcosa che funziona grazie alla spinta della piccola imprenditoria italiana, con interventi che non servirebbero altro che a consegnare anche questo settore al controllo di due multinazionali, americana e tedesca, in perfetta continuazione delle fallimentari politiche che dalla fine della “Prima Repubblica”, per tutti gli anni ’90, e poi di nuovo dal novembre 2011, hanno consegnato ogni asset dell’economia italiana a prevalenti complessi finanziari stranieri.
In considerazione di ciò, allertiamo in particolare il Ministro Calenda sul fatto che quella che fu una truistica richiesta di non legare “a vita” un tassista ad una struttura radiotaxi – che fra l’altro quel tassista stesso ha contribuito a creare senza alcun costo per la collettività – stia scadendo invece in un vero e proprio attentato alla solidità delle strutture taxi italiane. Questo perchè l’assurda pretesa di non far valere la civilistica clausola di non concorrenza, valida per ogni settore economico, per dei prestatori d’opera di una compagine sociale, porta e porterà inevitabilmente alla creazione di un monopolio delle multinazionali straniere. Infatti, ciò che l’A.R.T. non ha evidentemente colto nel suo recente parere, è che se in una qualsiasi città italiana non fosse valsa la civilistica clausola di non concorrenza, la seconda cooperativa taxi emersa, non avrebbe mai potuto strutturarsi, perchè i nuovi tassisti fondatori, proprio per la mancanza di un portafoglio clienti nella fase di start up, avrebbero trovato convenienza a non staccarsi dal cordone della prima realtà di cui facevano parte, così impedendo di fatto il consolidarsi della seconda. Va da sé, invece, che togliendo questa clausola di non concorrenza, solo chi avrà una certa potenza finanziaria, tra marketing e sconti “dumping”, potrà consolidare una propria clientela, non fondandosi più su merito, sicurezza e qualità il mercato così emergente, ma sulla forza finanziaria.
Chiediamo quindi al Ministro Calenda, nell’esercizio della peculiare ragion d’essere del suo dicastero, di tutelare la piccola imprenditoria italiana costituente il settore taxi, agevolare il celere riordino della normativa di settore (per cui già in questa settimana avremmo dovuto incontrarci) di modo da impedire che nell’attuale situazione di vacatio legis continui a radicarsi indebitamente il mercato abusivo di multinazionali e vettori irregolari, e di fare quanto in suo potere per fermare l’assurdo attacco perpetrato dall’Antitrust contro le principali compagnie taxi italiane che sono un vanto a livello internazionale della capacità delle nostre imprese di fare economia.
Claudio Giudici
Presidente nazionale Uritaxi
Ultima modifica: 21 Dicembre 2017