Apprendiamo che secondo il Presidente della Commissione Trasporti del Comune di Roma, Enrico Stefano, il problema di Roma non è la paralisi amministrativa, i rifiuti che traboccano, le voragini delle strade che sprofondano, i trasporti ormai al collasso, l’abusivismo dilagante, non solo sul settore del trasporto, ecc., ecc., bensì… il 3570 che, insieme ad altri radiotaxi, vieterebbero ai propri associati di aderire al fallimentare, inefficiente, e costosissimo per i contribuenti, numero unico Taxi del comune di Roma.
Ha dell’incredibile la dichiarazione del Presidente della Commissione Trasporti, Enrico Stefano, secondo cui “la prossima mossa dell’Amministrazione Raggi sarebbe quella di far cambiare idea ai Consorzi, a suo avviso ribelli, sull’utilizzo del Numero Unico da parte dei tassisti agli stessi associati”, con i quali però omette di dire che non si è mai degnato minimamente di confrontarsi, perchè – ha fatto sapere – che lui non li convoca, ma si limita a pubblicare i suoi pensieri su Facebook.
Il Presidente Stefano forse non sa che i Consorzi e le Cooperative Radio Taxi sono organismi di diritto privato e regolati da propri Statuti che non vietano (e non potrebbero farlo) il servizio 060609 attivato dal Comune di Roma, ma prevedevano, come tutti gli Statuti regolanti il settore, il divieto di aderire a servizi in concorrenza.
Il problema, semmai, è che Stefano ignora anche che, in base al principio di sussidiarietá, introdotto dalla riforma del Titolo V della Costituzione, è il Comune di Roma che non dovrebbe e potrebbe fare quello che già fanno i privati: ed è, quindi, la Costituzione che sancisce il divieto del servizio 060609 così come è impostato, e non gli Statuti che sono, peraltro, di gran lunga antecedenti all’attivazione del servizio.
Ma, come per Johnny Stecchino nel film di Benigni, la piaga di Palermo era il traffico e non la mafia, così per il Presidente Stefano, la piaga di Roma non sono l’abusivismo dilagante che aggredisce l’utenza e fa concorrenza sleale agli operatori del trasporto pubblico, ma bensì la mancata adesione da parte di questi ultimi al servizio Radio Taxi che il Comune ha aggiunto a quello che da più cinquanta anni i tassisti già offrono all’utenza a costo zero e con un’efficienza e una funzionalità che il Comune si sogna, nonostante le difficoltà di viabilità esistenti.
Peraltro, Stefano ignora che lo stesso servizio Radio Taxi, che il Comune di Roma sta tentando di avviare con lo 060609, è ormai tecnologicamente di gran lunga superato dalla App IT-Taxi che l’Unione dei Radiotaxi Italiani e il 3570 hanno da tempo lanciato con successo sul mercato italiano e presto mondiale.
E per questo servizio 060609, che il Comune difende come reperto archeologico preistorico, Stefano ha anche il coraggio di attingere alle risorse del Ministero dell’Ambiente per ben 733.640 euro che, essendo soldi pubblici, sono a carico dei contribuenti che sarebbero poi anche gli utenti del servizio. Soldi che, venendo dal Ministero dell’Ambiente, potrebbero essere spesi per la realizzazione delle colonnine di ricarica per i taxi elettrici, come noi da tempo, inutilmente, chiediamo e che il 3570 offre all’utenza e alla città di Roma per evitare l’inquinamento, ma, inspiegabilmente, seguitano a non essere finanziati.
Questa non è altro che la conferma che una città complessa come Roma non può essere amministrata e gestita con superficialità e improvvisazione da persone che non ne conoscono minimamente i problemi. Forse sarebbe meglio, per il bene di tutti, usare una maggiore dose di umiltà e di confronto, dando più spazio a tutti quelli che, nonostante tutto, continuano a lavorare a tesa bassa tutti i giorni per offrire servizi sempre più avanzati e migliori per i cittadini.
Loreno Bittarelli
Presidente Radiotaxi 3570 e URI – Unione Radiotaxi Italiani
Ultima modifica: 12 Ottobre 2016