Potrebbero non passarla liscia i tassisti milanesi che si sono resi responsabili di un blocco selvaggio durato un giorno e mezzo nei giorni 3, 4 e 5 maggio scorsi. L’Autorità di garanzia per gli scioperi ha infatti scritto alla prefettura e alla questura di Milano per avere l’elenco dei conducenti della auto bianche che hanno aderito alla protesta: per tutti il rischio è di multe da 2.500 euro in su.
A far nascere la protesta, la notte del 3 maggio, l’interpretazione di una circolare del Viminale che suggeriva sanzioni più leggere per gli autisti del servizio Uber (app da tempo al centro di accuse di concorrenza sleale) sorpresi a trasportare passeggeri in contrasto con le norme vigenti. Una circolare che però il Comune di Milano, per voce dell’assessore Marco Granelli e del capo dei vigili urbani Antonio Barbato, aveva assicurato che non avrebbe seguito. Rassicurazioni che non sono servite a placare il centinaio di tassisti circa che, dalla mattina del 4 maggio, hanno iniziato a non caricare i passeggeri, interrompendo di fatto un pubblico servizio senza aver prima annunciato la protesta. Lo stato di agitazione è rientrato nel pomeriggio del 5 maggio, dopo che una delegazione di tassisti era stata ricevuta dalla prefettura. Ma proprio da corso Monforte è partita anche l’informativa all’Autorità di garanzia che ha segnalato il blocco selvaggio. Adesso la commissione di garanzia dell’Authority, guidata da Roberto Alesse, ha chiesto maggiori informazioni a prefettura e questura milanesi: se decideranno di aprire un fascicolo sul blocco selvaggio avranno 60 giorni di tempo per individuare i responsabili e punirli.
Dal Satam, secondo quanto riporta il quotidiano La Repubblica, arriva un appoggio all’iniziativa dell’Autorità di garanzia: “La commissione fa il proprio mestiere, ognuno è giusto che si prenda le proprie responsabilità: era ovvio che un’azione fuorilegge non potesse passare sotto silenzio”, ha detto il segretario generale Nereo Villa.
Fonte: Milano Fanpage.it
Ultima modifica: 17 Maggio 2016