Un atto brutale e disumano. Così la Cassazione descrive nelle motivazioni della sentenza l’uccisione a Milano del tassista Luca Massari, morto per le lesioni dopo un mese di agonia, per punirlo di aver investito accidentalmente il cagnolino che portavano a spasso senza guinzaglio e che era fuggito sulla strada.
La Cassazione ha confermato le condanne per Pietro e Stefania Citterio (14 anni al primo e 10 mesi alla seconda), i fratelli che insieme a un terzo complice, Morris Ciavarella, picchiarono brutalmente a Milano il 10 ottobre 2010 il tassista 45enne di Torrevecchia Pia. Ad avviso della Suprema Corte l’ aggressione di Massari è stata di «particolare brutalità», e il movente dal quale ha preso le mosse «stravolge i più elementari valori umani (una vita umana per un cane)» e non lascia «alcuno spazio» per le richieste di sconti di pena avanzate dagli imputati.
Dopo aver investito il cagnolino, il tassista si era subito fermato per scusarsi di non essere riuscito ad evitarlo ed era stato subito accerchiato dai tre giovani. A carico di Pietro Citterio è stata confermata dalla Cassazione anche la condanna per minaccia grave e lesioni ai danni del fotoreporter Maurizio Maule, picchiato con un manico di scopa mentre fotografava l’auto incendiata di uno dei testimoni del pestaggio di Massari. Il veicolo era stato dato alle fiamme dallo stesso Citterio che è stato giudicato responsabile dalla Prima sezione penale della Suprema Corte anche di questo reato.
Maule dovrà essere risarcito, così come i familiari del tassista e l’Inail. Per quanto riguarda la posizione di Stefania Citterio, la Cassazione ha osservato che l’imputata «ha evitato» la condanna per omicidio volontario solo perchè è stato troppo generico l’appello del pm contro la blanda condanna per minacce emessa dai giudici di primo grado che non avevano tenuto conto delle testimonianze che la indicavano come partecipante attiva del linciaggio. Gli ermellini rilevano che «i fratelli Citterio e il Ciavarella si erano avventati sulla vittima con movente unico e con sovrapposizione concatenata di azione aggressiva, indice di sicuro accordo, sia pure insorto sul momento (e sul grido di Stefania: «ti ammazzo»); l’azione finale del Ciavarella venne portata con mezzi dello stesso tipo di quelli usati dagli altri due (spinte, calci e pugni)». Massari era stato raggiunto «con azione letale» dal Ciavarella (fidanzato della Citterio, condannato con rito abbreviato a 16 anni) quando già barcollava per i primi, ripetuti colpi inferti dai fratelli Citterio». In quanto responsabile di «concorso anomalo nell’omicidio volontario, aggravato dai futili motivi», anche Stefania Citterio è stata condannata a risarcire i familiari della vittima.
Dalla Cassazione è stato così convalidato in pieno il verdetto di secondo grado emesso dalla Corte di Assise di Appello di Milano che il 19 marzo del 2013 aveva accolto il ricorso delle parti civili aggravando, anche se ai soli fini risarcitori, la responsabilità dell’imputata.
Fonte:la provincia Pavese
Ultima modifica: 15 Agosto 2014