Di fronte al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in un clima surreale tra persone che non si sono potute salutare con la consueta stretta di mano, distanti almeno un metro l’una dall’altra, e con grande parte delle rappresentanze collegata in teleconferenza, si è tenuto oggi il primo incontro del comparto del trasporto pubblico non di linea (taxi e n.c.c.) con questo Governo, nonostante fossero stati annullati tutti gli altri incontri ministeriali, per affrontare l’emergenza della situazione che si è venuta a creare dall’ultima decade di febbraio in seguito al diffondersi del coronavirus.
Comprendendo l’emergenzialità della situazione, ogni rappresentanza ha deciso di soprassedere sui capitoli inerenti la parte ancora vacante della l. 12/2019, e rappresentando sia il drammatico malessere in corso, che le proposte per provare ad attutire il colpo della fase epocale che, tutto d’un tratto, si è venuta a creare. Non era facilmente ipotizzabile che in società avanzate come la nostra, sarebbe stato un virus a creare una situazione di tipo sud-americano. Una situazione, sarà chiaro ai più, che non riguarda solo quel nostro settore che per quasi un quindicennio aveva respinto gli assalti neoliberisti di culture politiche malate, di governi tecnici, di multinazionali, ma che riguarda – ed è ancor peggio! – l’intera economia italiana. Dopo decenni di sacrifici e tagli a suon di austerità, in onore di quella finanza mascherata dalla retorica de “i conti devono tornare”, abbiamo ridotto talmente tanto la capacità sanitaria del Paese, che alla prima emergenza, siamo andati immediatamente, e per primi in Europa, nel caos. Il combinato disposto di un’economia capace ancora di produrre ed avere relazioni in termini sia di export che di import, ma di un apparato statale, sanitario e delle tutele assistenziali (e previdenziali), ridotto all’osso, ha già rimesso quel “i conti devono tornare” nel cassetto degli errori della storia, con appelli immediati in buona parte d’Europa a “dobbiamo sforare il patto di stabilità”. Ed è proprio intorno a questo slogan, che i più ortodossi fino a ieri ripudiavano, che si giocherà anche il nostro futuro immediato, sia come Paese che come settore.
In questo quadro, appena esploso, ma già capace di trasformare finanche i nostri carceri in piccole basi del terrore invece che in luoghi di espiazione e recupero, il Sottosegretario Margiotta ed il Capo di Gabinetto del M.i.t., Stancanelli, dimostrando di avere contezza delle difficoltà operative del comparto, sia sul fronte sanitario che su quello economico, ci hanno detto alcune cose: a breve avremo per tutti noi le indicazioni comportamentali contingentate dall’emergenza sanitaria, e già mercoledì, nel decreto che il Governo dovrà partorire, si saprà se, quali e come le nostre richieste saranno state accolte (per queste si rimanda al documento già pubblicato).
E’ evidente che adesso un Governo sarà tale, solo se saprà reagire con schemi mentali diametralmente antitetici a quelli che per qualche decennio hanno concimato l’attuale apocalittica situazione, solo agli inizi. Se chi è nei carceri oggi si sente in diritto di organizzare sommosse, figuriamoci cosa potrà fare il cittadino che fino ad oggi produceva e lavorava, in ogni settore, se non troverà risposte ispirate alla difesa del contratto sociale e del Bene Comune, invece che del contratto di credito e degli speculatori padroni del “ce lo chiedono i mercati”. Adesso ve lo chiede quel Popolo che da sempre i governanti dovrebbero servire!
Claudio Giudici
Presidente Nazionale Uritaxi