In attesa di capire che ne sarà di loro, hanno deciso di organizzarsi in autonomia sfruttando i
contatti racimolati nel periodo di lancio dell’iniziativa. Alcuni autisti di Uber si sono messi in proprio e hanno
inviato messaggi a molti clienti informandoli del fatto che in questo periodo saranno comunque attivi “a titolo
privato”. Ciò significa che hanno abbandonato l’idea di “futuro” per sposare la peggiore tradizione italiana:
quella dei taxisti abusivi. (…) I taxisti hanno fatto le barricate fin da subito e la scora
settimana il tribunale di Milano ha bloccato il servizio che permetteva a chiunque di fare il tassista senza
licenza. Uber ha dovuto prendere atto della conferma da parte del tribunale di Milano del blocco
dell’applicazione web.
Servizio abusivo I messaggi sono arrivati qualche giorno fa a molti padovani. E il
titolare dell’utenza telefonica non smentisce la circostanza: «Siamo i ragazzi di Uber. Abbiamo deciso di fare
questo a titolo privato, solo con le persone con cui siamo venuti in contatto durante il periodo di attività. Se
qualcuno ha bisogno di un passaggio noi ci siamo, fino a quando il tribunale non ci darà nuovamente la
possibilità di lavorare». Sembra che gli autisti coinvolti in questa autogestione a Padova siano quattro o
cinque. Quando ai costi, c’è stata una ulteriore riduzione. «Mediamente le nostre corse costano un euro in
meno rispetto a Uber».
Leggi l’articolo su ilMattino di Padova
Ultima modifica: 15 Giugno 2015