Roland van den Bergh
agosto 26, 2024
LINK ALL’ARTICOLO: https://www.thepost.co.nz/nz-news/350391476/uber-drivers-are-employees-court-appeal-says
Traduzione a cura UFFICIO STUDI URITAXI
La Corte d’appello ha confermato la sentenza del tribunale del lavoro secondo cui gli autisti Uber in Nuova Zelanda sono dipendenti del fornitore globale di servizi di ride sharing e non meri collaboratori.
Nel 2022, quattro autisti, tramite i sindacati E Tū e First Union, hanno portato Uber in tribunale del lavoro chiedendo di essere riconosciuti come dipendenti.
In qualità di dipendenti, i quattro autisti avrebbero avuto diritto a tutte le tutele previste dalla legge sul lavoro neozelandese, tra cui il salario minimo, le ore garantite, le ferie pagate, i congedi per malattia, i contributi KiwiSaver (forma previdenziale integrativa NOTA), il diritto di contestare un licenziamento ingiusto ed il diritto di sindacalizzazione e contrattazione collettiva.
La Corte del lavoro ha rilevato che, sebbene la sentenza si applichi solo ai singoli conducenti, “potrebbe avere un impatto più ampio, in particolare laddove, come in questo caso, vi è un’apparente uniformità nel modo in cui operano le aziende e nel quadro in cui sono assunti i conducenti”.
Uber ha sostenuto dinanzi alla Corte d’appello che il Tribunale del lavoro non aveva preso come assunto fondamentale gli accordi tra Uber e gli autisti, né i diritti e gli obblighi sostanziali previsti da tali accordi.
Alla luce della decisione, in primo luogo, i rappresentanti First Union e di E tū chiedono al ministro per le relazioni e la sicurezza sul lavoro, Brooke Van Velden, di abbandonare immediatamente i suoi piani accelerati di riformare la legge neozelandese sugli appalti di lavoro e di impedire ai lavoratori di contestare in futuro la loro errata classificazione come “collaboratori” presso il tribunale del lavoro, visto questo successo legale.
Per Nurredin Abdurahman, uno dei quattro conducenti che hanno sostenuto la causa originale, la decisione è un segnale di speranza.
“Questa è una vittoria per tutti i lavoratori”, ha detto Abdurahman, ora consigliere comunale di Wellington. “Il giorno in cui aziende come Uber sfruttavano i lavoratori neozelandesi sta per finire”.
Mea’ole Keil, un altro degli autisti Uber che si è occupato del caso, ha affermato di essere orgoglioso del fatto che gli autisti abbiano preso posizione contro lo sfruttamento.
“Sono estasiato, al settimo cielo e molto emozionato. È un sollievo. È stato un lungo viaggio, una lunga lotta”, ha detto Keil.
Il segretario generale della First Union, Dennis Maga, ha affermato che la decisione della Corte d’appello “cambierà il panorama occupazionale in Nuova Zelanda per i decenni a venire”.
“Questa decisione garantirà che più lavoratori abbiano un posto di lavoro sicuro e non siano esposti a classificazioni errate, precarie ed oggetto di sfruttamento da parte di aziende come Uber”, ha affermato Maga.
Il sindacato ora cercherà di stipulare un contratto collettivo per gli autisti Uber in Nuova Zelanda.
Emma Foley, amministratore delegato di Uber Australia e Nuova Zelanda, ha affermato che la società cercherà di presentare ricorso contro la decisione, che “aggrava l’attuale stato di incertezza per i lavoratori che apprezzano la flessibilità degli accordi contrattuali e per le aziende in tutta la Nuova Zelanda che fanno affidamento sulla forza lavoro dei contractor”.
“C’è un urgente bisogno di certezza nella legge relativa agli accordi con i contractor. Riteniamo che tali accordi, in cui le persone hanno una reale flessibilità e sono anche libere di lavorare per altre aziende, comprese quelle concorrenti, siano una caratteristica importante per tutti i settori in Nuova Zelanda nel ventunesimo secolo”.
Ultima modifica: 27 Agosto 2024