Negli ultimi due mesi, con la morte di Gino Ghirelli a Firenze, deceduto dopo due anni e mezzo di coma, del nostro presidente Uritaxi Calabria, Antonio Dodaro, le aggressioni ricevute da altri nostri colleghi tra Roma, Milano e Bolzano, si è registrato un vero e proprio bollettino di guerra a discapito dei tassisti italiani.
Deve essere chiaro che la vita di un tassista non è una vita di serie B! Diciamo questo perchè abbiamo dovuto constatare poca attenzione, soprattutto da parte della tv e radio di Stato, a questi casi, mentre grande enfasi è stata data al caso del tassista romano a Fiumicino che, con gravissima colpa, aveva sferrato un colpo ad un cliente.
Riteniamo che lo Stato debba agire sia agevolando la dotazione di strumentazioni di sicurezza (telecamere e divisori protettivi) da parte dei tassisti, sia modificando alcune norme di legge come quella sull’obbligo delle cinture anche per il tassista e sulla possibilità per quest’ultimo di autorizzare quali e quanti posti (ovviamente nel rispetto dei limiti di omologazione consentiti dalla vettura) possano essere fruibili dalla clientela.
Tutto ciò però necessita di un combinato disposto col sistema informativo, soprattutto quando pubblico. Perchè se la narrativa che viene offerta in merito ai tassisti italiani è quella per cui essi siano aggressori piuttosto che vittime, allora oltre a mistificare la realtà dei fatti, si sottopone questi lavoratori ad un immeritato odio sociale che finisce col renderli facili vittime di gratuita, ingiustificata e colpevole violenza.
Qui di seguito l’intervento del nostro Presidente Nazionale, Claudio Giudici, durante una conferenza stampa a Palazzo della Signoria a Firenze, di presentazione di una iniziativa di legge parlamentare sul tema sicurezza: