«Era una sera di agosto del 2010. Sono passati anni, ma mi vengono ancora i brividi quando ci penso: portai una signora al Teatro Argentina. E lei si mise a piangere – non lo scorderò mai – perché era la prima volta che andava in un luogo pubblico salendo e scendendo senza problemi da un’auto, senza che la prendessero in braccio e la portassero in tre come tutte le altre volte fino ad allora. Mi sono commosso talmente tanto che non la feci pagare».
Quella prima volta che ha «preso» un disabile è rimasta indelebile nella mente di David Di Traglia, 47enne romano, dal ’92 tassista del 3570, oggi alla guida della sua Ford Torneo 8 posti modificata, Massa 46. Il suo taxi è stato il primo con pedana per i diversamente abili della flotta 3570 Gold, «voluto fortemente, allora, dall’amministrazione», puntualizza. In tutta Roma di taxi come il suo ne esistono 35, di cui 33 del 3570, e altri se ne accoderanno a breve «perché nell’utenza è forte quest’esigenza, arriveremo presto ad essere una cinquantina – All’inizio – racconta – ero più terrorizzato io di loro, ero a disagio: sono un tipo che va sempre di corsa; loro, invece, hanno bisogno di attenzioni».
E adesso?
«Ah, ora ho imparato i loro ritmi e ne sono anche orgoglioso. Mi rende importante aiutarli. Non so come spiegarlo: sono fiero. E poi adesso che siamo tanti ad avere un taxi così riusciamo meglio ad ottemperare alle loro necessità».
Si spieghi meglio.
«In base alle patologie di cui soffre chi ci capita di accompagnare riusciamo a mandare la tipologia di vettura più giusta: per i malati di Sla, che hanno problemi con il collo bloccato, è meglio una macchina alta etc. Il servizio di mobilità accessibile negli ultimi anni ha registrato incrementi notevoli perché si è compreso il nostro livello di riguardo nei confronti della clientela in generale, in particolare di quella meno fortunata. Insomma, abbiamo recuperato quella fiducia un po’ persa qualche tempo fa, quando su di noi si abbatté una pubblicità negativa. Lo tocchiamo quotidianamente con mano. Qualche giorno fa mi ha chiamato un cliente disabile che voleva una vettura dicendomi che doveva superare dieci gradini e mi ha chiesto se potevo farlo. Gli ho risposto ovviamente di sì, perché queste cose nel nostro servizio le facciamo senza problemi. Li portiamo a casa, li aiutiamo con le barriere, che a Roma sono ancora una marea. Un collega ha persino creato una pedana di legno a un cliente a Trastevere».
Non mi dica che lei nella sua vita non ha mai parcheggiato su uno scivolo per disabili…«Certo che sì, anche se comunque prima della mia vita a bordo del taxi con pedana cercavo comunque di stare attento: è questione di civiltà».
E ora quando vede un’auto in sosta sul simbolo disabili che fa?
«Ci penso, e penso ad alcuni miei clienti che si sono abituati e rassegnati in una città che è cambiata tantissimo e nella quale si ha a volte la sensazione di vivere in anarchia».
Siete pronti voi tassisti per il Giubileo?
«Come 3570, unico servizio taxi adeguato nella Capitale ad un evento come quello giubilare, studieremo strategie per esserlo in base alle forze in campo. Vetture come la mia daranno di certo maggiore disponibilità. Tra qualche giorno avremo una riunione operativa».
La gratifica il suo lavoro?
«Quando mi chiamano e vedo che un disabile è soddisfatto delle applicazioni e dei servizi che Radiotaxi fornisce, per me è sempre un sorriso in più. La solidarietà è un valore fondante della Cooperativa. Abbiamo formato, ad esempio, il Gruppo donatori di sangue 3570: 480 tassisti donatori per il Bambino Gesù. I medici dell’ospedale vengono in sede a farci il prelievo delle sacche».
Dopo le ultime polemiche sulla retribuzione dei donatori non idonei lanciata dal ministro Lorenzin la precisazione è d’obbligo: donate sangue gratuitamente.
«Assolutamente sì».
Quanto ha influito sul rapporto con il pubblico l’innovazione dei vostri servizi?
«Tantissimo, siamo stati capaci di stare al passo coi tempi noi del 3570, ed è stato importante perché si è preso atto che gli utenti hanno esigenze diversificate, perché le loro attività e la loro vita lo è. Oggi non si necessita più del classico taxi, e noi offriamo più velocità e comodità con le App e i vari servizi di qualità».
Le è capitato di instaurare rapporti con i suoi clienti?
«È nato un rapporto di conoscenza con alcuni: per esempio, con i genitori dei bambini che di consueto accompagno a fisioterapia o a fare altre cure in varie strutture sanitarie della città. Si fidano, ed è una cosa che non si improvvisa».
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Ultima modifica: 23 Novembre 2015