Cari Italians, scrivo sull’onda della vicenda Uber/taxi, proponendo una riflessione sulle ragioni per cui il servizio è concepito così com’è. Tanti chiedono che entri la concorrenza nel servizio taxi.
Pongo a tutti una domanda: come potete pensare ad un tassista imprenditore in un mercato libero, quando non può decidere il prezzo del suo servizio, non può cercare o fidelizzare clienti, non può essere scelto da loro – che devono mettersi in fila e prendere il primo taxi libero – non può differenziarsi in alcun modo dagli altri taxi o NCC (noleggio con conducente) che siano, ha un limite orario e infine non può svolgere un’attività alternativa al taxi?
Lo scopo di tutti questi paletti è evidente: il servizio pubblico non deve diventare clientela privata del tassista, e deve essere dato a tutti a condizioni identiche. Col divieto di svolgere un’attività alternativa, si vuole il tassista dedicato totalmente al servizio pubblico, e il tetto imposto alle ore di guida fa sì che chi guida si debba riposare adeguatamente e sia incentivato a prendere servizio con regolarità.
Fonte: Corriere della Sera
Ebbene, gli NCC non hanno NESSUNO di questi divieti e imposizioni, potendo condurre la loro attività commerciale come meglio credono; in compenso ai taxi viene lasciata un’unica prerogativa: a loro è riservata la possibilità di sostare in strada in attesa delle richieste di servizio. È quindi evidente che quando qualcuno senza nessun vincolo imposto si mette in strada ad aspettare chiamate come i taxi, trova clienti che non avrebbe se rispettasse le regole, e quindi fa una concorrenza sleale.
Tutto questo, non ha logicamente nulla a che fare con una presunta novità tecnologica che non cambia nulla del concetto di servizio pubblico. Novità che, tra l’altro, non esiste neppure dato che tutti i radiotaxi hanno sviluppato app con localizzazione satellitare e rispettose delle regole, da molto prima che sbarcassero gli americani.
Ultima modifica: 30 Maggio 2014