Il servizio taxi per la sua natura di servizio pubblico mirante a rispondere al diritto alla mobilità (art. 16 Cost.) del cittadino, non può essere soggetto a quelle dinamiche d’asta tipiche del modello delle multinazionali e del noleggio con conducente, dominate da logiche profittuali di mercato e non dall’interesse pubblico. E proprio perchè servizio pubblico, non può essere equiparato al trasporto aereo o ferroviario.
Per questo, come rappresentanza dei lavoratori, ci dissociamo dalla proposta recentemente avanzata da un’associazione di radiotaxi, l’Unione Radiotaxi d’Italia (U.R.I.), di flessibilizzazione della tariffa amministrata dei taxi. Questa richiesta, è tanto più inopportuna, quanto più si consideri che essa sia una proposta ufficiale avanzata da tutte le multinazionali in sede europea e che, incredibilmente, anche l’Unione Radiotaxi d’Italia a suo tempo denunciò. Con tale proposta, si uscirebbe dalla logica del “taxi servizio pubblico”, con tariffe che durante la bassa domanda potrebbero anche scendere, così svilendo un lavoro gravato da precisi obblighi pubblicistici (obbligo di prestazione in primis), ma che inevitabilmente salirebbero durante le fasi di alta domanda, a danno sopratutto dell’utenza meno abbiente. E sarebbe altresì discriminatorio, sempre per l’utenza più debole, anziana o comunque meno digitalizzata, introdurre forme di differenziazione della tariffa a seconda dello strumento utilizzato per la richiesta taxi (app, telefonia, alzata di mano…).
Non è un caso che in nessun paese d’Europa sia prevista la flessibilizzazione tariffaria in funzione della domanda.
Diversamente, siamo più che favorevoli a incoraggiare forme di conoscibilità “a monte”, anche indicativa, della tariffa, in funzione dello spazio e del tempo. Non è un caso che già alcune app dei tassisti italiani prevedano questa funzione.
CLAAI Unione Artigiani – Fast Confsal – SATaM – TAM – Uritaxi – UTI
Ultima modifica: 25 Agosto 2023