Il prossimo 2 agosto tornerà sul tavolo tecnico riunito al dicastero dei Trasporti la proposta di decreto ministeriale per la riforma del settore taxi e ncc. Questa volta, però, sarà accompagnato dalle controdeduzioni di sindacati e rappresentanti dei tassisti che lo scorso 18 luglio, alla lettura della bozza, avevano bollato il documento come “irricevibile”.
“Troppe restrizioni”, dice Loreno Bittarelli, presidente dell’Unione Radiotaxi Italiani e promotore dell’assemblea che nel pomeriggio del primo agosto riunirà tutte le associazioni (“che vorranno partecipare”, sottolinea Bittarelli) nella sede del 3570.
Obiettivo: trovare una linea comune da presentare il giorno successivo nei saloni di Porta Pia. Dove il vero protagonista è il grande assente, ossia Uber e la sua applicazione “black”. I tassisti contestano l’ipotesi contenuta nella bozza del decreto che consentirebbe agli ncc di poter operare liberamente fuori dal Comune di rilascio delle licenze, ma anche le restrizioni imposte alle auto bianche per quanto riguarda convenzioni e prenotazioni.
Un punto di dibattito, quest’ultimo, sottolineato alcuni mesi fa da Anitrav, l’associazione più rappresentativa nel mondo dei noleggi con conducente. Secondo il presidente Mauro Ferri, le centrali radiotaxi hanno anticipato Uber, con la possibilità per il cliente di prenotare la corsa e dunque il servizio. La centrale però, secondo Ferri, non è mai stata normata tanto quanto le prenotazioni attraverso Uber. Poi c’è la questione economica. Se le tariffe dei taxi sono stabilite dal Comune, chi opera con Uber contratta in base al mercato, ma soprattutto in base ad un meccanismo previsto dagli algoritmi dell’applicazione Black: in presenza di una forte richiesta, le tariffe variano.
Ultima modifica: 1 Agosto 2017