portaltest«Taxi… taxi… vi serve un taxi?». L’intonazione è uguale per tutti. Pronunciano la parola taxi a mezza bocca, quasi scappasse via da sola. I tassisti abusivi della Stazione centrale non hanno divisa ma è facilissimo riconoscerli.

Attendono i turisti all’ingresso, qualcuno si spinge fin sopra la banchina con la speranza di intercettare i clienti appena scesi dal treno. Fingono indifferenza e intanto ripetono il mantra «taxi… taxi… taxi …». «Ormai ci siamo arresi, non sappiamo come combatterli commenta uno dei tassisti regolari in fila allo stazionamento – Ce ne sono decine e ogni giorno ne arrivano di nuovi». Soldi facili, tanti soldi, molti più soldi di quanti ne vede un autista con licenza e con tasse da pagare. «Vi faccio un esempio: dalla Stazione all’aeroporto di Linate la tariffa media oscilla tra 18 e 20 euro, un tassista abusivo ne chiede cinquanta.

L’altro giorno una signora mi ha chiesto di accompagnarla in viale Monza, costo della corsa sette euro. L’abusivo gliene aveva chiesti trenta. Una follia». Perché, allora, i viaggiatori continuano a scegliere le auto senza insegna? I tassisti spiegano che qualcuno lo fa per saltare le lunghe file che spesso si creano all’uscita, soprattutto in occasione dell’arrivo di treni dal Sud o in particolari giorni della settimana; altri finiscono semplicemente nella rete degli abusivi che approfittano della loro sprovvedutezza.

«Ci sono tante persone che arrivano a Milano per la prima volta e non hanno idea di come funziona il servizio. Seguono un tizio che si offre come tassista e una volta salite in auto sono incastrate. La cosa peggiore è che quella gente, dopo la batosta del conto, ci penserà dieci volte prima di prenotare di nuovo un taxi». È una battaglia invisibile per chi passa distrattamente in Centrale. Ogni giorno e per tutto il giorno.

Gli abusivi coprono gli stessi turni dei regolari, arrivano al mattino e smontano con l’ultimo treno della notte. Tra di loro ci sono anche ex tassisti in pensione o che hanno preferito vendere la licenza (in media a più di 150mila euro) per continuare da liberi professionisti.

A conti fatti conviene. «Le forze dell’ordine fanno finta di niente commenta un altro autista; ha iniziato la giornata all’alba e al pomeriggio beve il suo ottavo caffè – Quei maledetti (gli abusivi, ndr) si mettono d’accordo con i facchini e si fanno portare i clienti. Per loro è un buon affare perché gli extracomunitari con i carrelli parlano anche quattro lingue.

Assieme guadagnano tanti soldi. E non lo nascondono». Il tassista fa riferimento alle volte in cui gli irregolari hanno ostentato gli incassi davanti alle auto dei “concorrenti” comunali che hanno tentato di allontanarli. «Oh, scemo, ma lo sai che in un giorno guadagno quanto te in una settimana?». Oppure: «Ma paghi ancora le tasse? Che sfigato…». La reazione, in genere, è uno scatto per prendere a pugni l’arrogante. Ma negli ultimi tempi non c’è più la forza. «Non vale la pena – commenta un autista mentre carica nel bagagliaio la valigia di una coppia di francesi – Se lo colpisci bene rischi di ammazzarlo. E poi? Ora devo lavorare. Dove vi porto, messieurs?» (…)

 

Fonte: Libero Milano

Ultima modifica: 11 Settembre 2014