Intascavano mazzette e, in cambio, evitavano di fare le multe oppure facevano sparire quelle già fatte.
Oppure, sempre per una bustarella, agevolavano il rilascio di licenze per taxi e Ncc che pure non avevano i requisiti né i titoli per averle.
Venti persone, tra tassisti, noleggiatori e vigili urbani, rischiano di finire sotto processo a Roma in un procedimento che chiama in causa anche un poliziotto e alcuni dipendenti assenteisti della Prefettura, che risultavano presenti al lavoro grazie alla complicità di altri colleghi. I reati contestati tra il 2010 e il 2011 dalla procura, e sottoposti dal 12 maggio prossimo al vaglio del gup Massimo Battistini, sono quelli di corruzione, truffa, rivelazione del segreto d’uffico, millantato credito, falso, abuso d’ufficio e subornazione.
L’indagine ha preso il via dalle dichiarazioni di un tassista abusivo, che aveva raccontato agli inquirenti l’esistenza di un giro di mazzette che finiva nelle tasche di vigili infedeli che potevano far «evitare l’irrogazione di sanzioni che avrebbero comportato il ritiro della patente».
Svolgendo accertamenti su questo aspetto, gli inquirenti, che avevano avviato un’attività di intercettazione ambientale audio-video negli uffici di via Ostiense dalla Prefettura, a Roma, scoprono «un’attività truffaldina volta a far figurare come presenti in ufficio alcuni dipendenti attraverso l’illecito utilizzo dei badge informatici-segna presenza». In più viene alla luce il ruolo di un poliziotto, applicato alla Prefettura, che, violando il segreto, avverte alcuni dipendenti che è in corso questa attività di intercettazione.
Nel dicembre 2011 un vigile di Roma era stato arrestato perché pronto anche a restituire i soldi ai tassisti, soprattutto abusivi, e ai noleggiatori che lo pagavano per cancellare multe e salvare licenze. Da centinaia a diverse migliaia di euro, secondo i casi. Voleva convincerli a non parlare con la polizia. Inquinava le prove, insomma, sostiene l’accusa: per questo un agente del Corpo di polizia di Roma Capitale era stato arrestato dalla polizia ferroviaria e portato nel carcere di Regina Coeli.
Fonte: il Tempo
Ultima modifica: 4 Febbraio 2014