L’incontro odierno col Viceministro Nencini ed i tecnici del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha
sicuramente segnato dei passi avanti rispetto alle aberranti ipotesi presentateci, solo in forma verbale, lo
scorso 19 ottobre.
Tuttavia, l’ipotesi di riforma governativa continua a presentare dei mostri sia di carattere
giuridico che economico e che, invero, paiono sottacere una mal celata volontà: quella di far entrare le
multinazionali in questo settore, invece che difenderlo dalla naturale inclinazione predatoria delle stesse,
come dovrebbe fare un Governo nazionale. Basti pensare all’ipotesi avanzata dal M.I.T. di escludere nella
nuova normativa clausole di divieto di esclusiva per gli operatori aderenti a strutture associative. Ciò è
contra legem se consideriamo quanto disposto dal Codice civile, ma è soprattutto un manifesto attentato
alla solidità economica delle stesse strutture cooperative, in quanto nessuna azienda può stare in piedi se
non ha la certezza di una “manodopera” su cui poter contare. Infatti, la geografia delle aziende che
andrebbe a configurasi, sarebbe quella per cui – parafrasando un celebre aforisma in campo di economia
monetaria – l’app finanziariamente forte scaccerebbe l’app finanziariamente debole, così comportando la
distruzione delle strutture cooperative che non potrebbero competere con multinazionali dalle illimitate
capacità finanziarie. Ciò, oltre che contro gli operatori del settore, in ultima analisi andrebbe a colpire
l’utenza, la quale verrebbe privata del know how detenuto dalle centrali radio locali, che per quanto narrate
come anacronistiche, rappresentano ancora oggi, all’interno di una popolazione prevalentemente anziana,
la primaria esperienza di consumo (di servizio) nel settore.
A questo, si aggiungono ulteriori elementi di forte titubanza sulle “buche” che si vorrebbero aprire nel
campo del noleggio con conducente. A tal riguardo ci limitiamo per ora soltanto a dire che il principio di
territorialità deve restare, e che non possa essere una parola vuota da bucare come fossimo davanti ad un
formaggio svizzero, semplicemente perché, di fatto, verrebbe meno la natura locale del servizio, unica vera
garanzia per assicurare il diritto di movimento di tutti i cittadini italiani, e non solo di quelli delle città più
grandi e più ricche.
Sul resto, invece, ci esprimeremo soltanto una volta che ci verrà consegnato in forma scritta il nucleo dei
principi ispiratori il riordino della normativa.
Ora, avendoci il Viceministro Nencini indicato che non vi saranno altri confronti, non vorremmo dover
ipotizzare che quanto appreso oggi rappresentasse il punto di caduta del Governo.
Alla luce di ciò, pur dovendo gioco forza rapportarci alle altre sigle sindacali, la nostra idea è che se non
arriveranno elementi di sostanziale assicurazione sul fatto che LAVORO e COOPERATIVISMO resteranno le
inattaccabili stelle polari di questo settore, non potremo che confermare lo sciopero del 21 novembre,
nonché una fase di sistematica contrapposizione democratica e non violenta, volta a difendere la dignità
dello stesso, sia sul fronte degli operatori che di quello dell’utenza.
Claudio Giudici
Presidente nazionale Uritaxi
Ultima modifica: 7 Novembre 2017