578-rsI nuovi padroni della
scena al Colosseo sono i risciò. Cinquanta e più velocipedi elettrici assediano via dei Fori Imperiali. Schierati
in fila, stazionano rigorosamente in divieto di sosta, sulle strisce pedonali o sui marciapiedi. La passeggiata
archeologica liberata a suon di sentenze e ordinanze dai taxi, dalle auto private e dai venditori ambulanti è
ora invasa dai tricicli a pedalata assistita.
Sono tutti abusivi, ma vengono tollerati. Sfrecciano sui sampietrini di piazza Venezia, imboccano contro
mano le viuzze del centro storico e giovani e non alla guida si improvvisano moderni ciceroni. «Ve’ porto alla
fontana di Trevi signorì, l’hanno sbiancata come fa il dentista con i denti…è ‘na meraviglia», s’appassiona uno
degli operatori in sella al trabiccolo colorato. Lungo via dei Fori Imperiali e via del Corso è tutto un andirivieni
di pedalatori in jeans e camicia. Servizio per turisti pronti da spennare: un giro dal Colosseo al Vaticano costa
30 euro – con la stessa cifra si raggiunge l’aeroporto di Ciampino in taxi – il tragitto da piazza di Spagna a
piazza Venezia non viene meno di 20 euro e 10 se si vuole percorrere il rettifilo del Ventennio. Niente
ricevuta, cifra esentasse.

Alcuni non hanno la patente, nessuno è coperto da assicurazione e l’incubo
risarcimento in caso di incidente non frena il business. «Sto attento – ci rincuora il pedalatore mentre siamo a
bordo – non succede niente». I vigili che negli ultimi mesi hanno emesso una settantina di sanzioni, ora ci
hanno rinunciato. I mezzi sono senza targa né libretto di circolazione, quindi le multe di 169 euro sono al
conducente che è noleggiatore abusivo. In sostanza, non vengono pagate. Il sequestro del veicolo non è
previsto e il regolamento di polizia urbana – preparato da Rossella Matarazzo, delegata alla sicurezza dell’ex
sindaco Marino – non ha fatto in tempo ad essere approvato, ma avrebbe provato a mettere fine
all’abusivismo dei risciò.
Il fenomeno dilaga. In via del Colosseo ci sono decine di locali adibiti a deposito dei tricicli elettrici, altri
vengono ricoverati a Trastevere o al Flaminio. «Io sono indipendente – racconta un giovane straniero – ma ci
sono varie cooperative che controllano il mercato. Affittano anche i mezzi a chi vuole lavorare, ma sei
costretto a pagare almeno 50 euro al giorno e anche se sei malato, devi pagare». Il guadagno è buono,
soprattutto in estate quando i turisti si arrendono al caldo e all’afa e scelgono il risciò per raggiungere i
monumenti. «Si fanno anche 200 euro al giorno – continua il ragazzo – ma in inverno si sta sui 50-60 euro».
«Tutto inizia nel 2010 – racconta Nathalie Naim, consigliera del municipio I – con il rilascio da parte del
Comune a degli ex carcerati di 8 permessi provvisori, della durata di 6 mesi per un’attività gratuita con offerta
libera. Allo scadere del termine, vista la redditività questi hanno continuato a esercitarla, creando diverse
cooperative e i risciò si sono moltiplicati diventando a pagamento» (…)

 

Leggi l’articolo completo su

repubblica

 

 

 

Ultima modifica: 6 Novembre 2015