fotoPassate al Colosseo e fateci caso. L’Anfiteatro Flavio, finalmente ripulito, staziona dietro ad una coltre di sei, sette, otto risciò a pedali che si piazzano davanti, lungo la carreggiata, in attesa di clienti. Un numero di operatori che è sempre andato aumentando e che, oggi, è diventato ingestibile. La classica illegalità, anzi il classico buco-normativo alla romana dove chi se ne approfitta si infila.

Si partì dal 2010 quando la Giunta Alemanno si inventò questo sistema, che doveva essere gratuito, per l’inserimento dei detenuti. Insomma turisti portati in giro per l’area centrale non da guide preparate e competenti, ma da avanzi di galera con tutto il rispetto. E va bene. Da quel momento i risciò a pedalata assistita sono aumentati enormemente e sono diventati a pagamento (25 euro da Colosseo a San Pietro, per dire, con grande felicità dei taxisti che aspettano di ‘affittare’ a Piazza Venezia…) e hanno occupato il territorio in maniera militare.

Li trovi al Colosseo, stazione privilegiata, ma anche a Piazza Venezia o a Piazza Navona.

Una quantità enorme e ingestibile. La classica storia romana, dicevamo, che ricorda quella dei camion-bar: 25 anni fa autorizzati per vendere generi di conforto ai tanti tifosi accorsi in città per il Mondiale del 1990, oggi trasformati in operatori che accampano diritti acquisiti grandi come una casa. Si sta facendo esattamente la stessa cosa per l’incapacità, la corruzione o la connivenza di non governare i fenomeni che si presentano. Ovvio che poi la cosa degeneri e diventi ingestibile.

Qui le conseguenze per il decoro, per il libero mercato, per la sicurezza dei viaggiatori sono facilmente intuibili tra l’altro. Eppure si lascia fare. I vigili urbani non sanno nulla, sanno solo dire che “i risciò si sono decuplicati”. Ma non sanno chi li ha autorizzati a stare lì ne se possono o non possono starci e se possono o non possono fare trasporto viaggiatori dietro pagamento.

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Ultima modifica: 16 Dicembre 2014