Il clima tra i tassisti continua a essere molto caldo. Ad arroventarlo contribuisce un calumet della pace fumato da alcune sigle sindacali di Roma, che di fatto cercano un accordo tra i tassisti e Uber.
«Perchè Uber, che in fondo ha la stessa logica di una centrale radio taxi, ma utilizza mezzi di distribuzione delle chiamate più moderni, non si rivolge a chi legalmente può espletare il servizio nel nostro Paese, come già fatto da altre app?» scrivono Ugl, Federtaxi Cisal, Fit Cisl e Uil Trasporti. I sindacalisti ricordano che le tariffe del servizio taxi sono fisse anche quando la domanda è in crescita, invece le tariffe Uber sono legate alla domanda e all’offerta in quel momento su piazza. Da qui la sfida alla manager Unber, Benedetta Lucini (ribattezzata maledetta dai tassisti…): «Gentile signora, il sevizio taxi è definito pubblico poiché su di esso ricade l’obbligo (e sottolineiamo l’obbligo), di soddisfare anche le domande marginali del mercato del trasporto persone: anziani, disabili, servizi a strutture ospedaliere, percorsi periferici o zone disagiate dove il guadagno è basso e nessuno vuole andare e quindi, a Uber non interessa».
Conclusione; «Vogliamo dimostrare la nostra disponibilità al confronto anche in termini di mercato, parola che spesso mal si concilia con il cosiddetto servizio pubblico, invitandola ad aprire la vostra applicazione agli unici operatori abilitati al servizio taxi in Italia ed in gran parte di Europa: i tassisti».
Una richiesta che non è piaciuta a Silla Mattiazzi, Uil Milano e coordinatore nazionale Uil trasporti Taxi: «È una bufala, una provocazione. Figurarsi se andiamo a trattare con chi dichiara di voler distruggere i tassisti. Dico no agli accordi. Dico no anche al fermo: altrimenti Uber fa addirittura gli sconti! È tutta pubblicità per loro. Piuttosto liberalizziamo i turni 24 ore su 24». Mattiazzi attacca la giunta: «Ci sono grosse responsabilità di Pisapia, che ha sottovalutato il caso. Se avessimo preso questa storia un anno fa, gli esiti sarebbero stati ben diversi». E spiega di non fidarsi neppure dei controlli: «Dicono che sia tutto regolare, ma a noi non risulta così».
Fonte: il Giornale
Ultima modifica: 4 Giugno 2014