L’ex parlamentare Andrea Romano, oggi lobbista per il noleggio da rimessa, prima di accusare i tassisti e l’Amministrazione fiorentina di “falsità”, dovrebbe fare un bagno di trasparenza spiegando da chi derivino i suoi compensi per questa sua nuova attività. L’associazione che rappresenta, infatti, sembrerebbe sostenere quella che i sociologi definiscono “uberizzazione” del lavoro, ossia il modello del controllo degli algoritmi sul lavoro e sull’utenza da parte di multinazionali come Uber, in contrasto con molte altre rappresentanze del noleggio. Romano è pronto a dichiarare pubblicamente di non aver nessun collegamento, diretto o indiretto, con questa multinazionale? A proposito di falsità, l’inchiesta giornalistica internazionale “Uber files” grazie alle rivelazioni dell’ex lobbista di Uber, Mark MacGann, ha disvelato l’azione di lobbying della multinazionale con la oramai celebre affermazione: “Uber ha giocato con le vite della gente. Io sono disgustato e mi vergogno di essere stato parte di questa politica aziendale volgare e violenta. Convincendo i governi che Uber avrebbe avvantaggiato gli autisti rispetto ai taxi, abbiamo venduto una menzogna alla gente”. In realtà quelle che Romano derubrica a “falsità” sono i pronunciamenti di Corte Costituzionale (che cassa o non cassa le norme) e Consiglio di Stato (supremo interprete del diritto amministrativo) che ribadiscono che la normativa preveda un servizio taxi da piazza ed un servizio di noleggio da rimessa che non debbano “sovrapporsi”, che debbano restare legati al proprio territorio, e dove il servizio di noleggio debba acquisire i servizi dalla sede o rimessa situata nel proprio comune (sentenze: Corte Cost. 56/2020, e Consiglio di Stato 5481/2020, 1703/2021 e 4795/2023), ed a cui sia vietato lo stazionamento su piazza, che invece debba avvenire all’interno delle rimesse situate nella provincia (Consiglio di Stato 499/25). Romano invece alluderebbe ad un inesistente terzo soggetto: il “noleggio da piazza”, un noleggio cioè che in quanto a tariffa libera, con libertà di turno di servizio e libertà di scelta sui servizi da fare – tutte libertà mancanti, a tutela dell’utenza, al servizio taxi – godrebbe di vantaggi rispetto alle diseconomie gravanti sul servizio taxi. Di fatto Romano, ed altre lobby di pressione, sembrerebbero a favore della concorrenza sleale nel trasporto locale non di linea. 

Infine, altre falsità oggetto dell’accusa di Romano verso Firenze, riguardano una presunta “incapacità di rispondere ad una domanda sempre maggiore di trasporto pubblico non di linea”, negata anche dall’ultima indagine Lab21 che classifica Firenze prima tra quindici città europee per tempi di attesa (il 93,5% dichiara di avere un taxi entro 6 minuti dalla ricerca), e dichiara che la legge sia vecchia di oltre 33 anni. La nostra Costituzione è del ’48 e nessuno l’accusa di essere vecchia, e la legge 21/92 è una legge quadro, di principi dunque, novellata nel 2006, nel 2009, nel 2012, nel 2019 e nel 2023. Anzi, se c’è un problema per gli operatori del settore, è proprio questa continua novellazione che rende rischiosissimo programmare investimenti nel settore da parte dei tassisti e dei noleggi da rimessa che operano nelle regole. 

Claudio Giudici
Presidente nazionale Uritaxi

Ultima modifica: 16 Aprile 2025