l decremento demografico, la chiusura delle aziende, la crisi. Un giro d’affari che si è dimezzato rispetto ai tempi d’oro, tra la metà degli anni ’70 e la fine degli anni ’80.
I taxi a Genova sono circa 870, un numero dimensionato su una popolazione che si pensava poter arrivare presto al milione di abitanti. Poi è cominciato il decremento demografico e la città è diventata “anziana”. Le industrie di stato hanno cominciato ad avere problemi e ridurre il personale, poi a chiudere. Ma le licenze erano ormai state distribuite e sono rimaste. Così, il lavoro del tassista è diventato meno remunerativo.
Valter Centanaro, presidente della cooperativa Radio Taxi (alla quale aderisce l’85% dei proprietari delle auto da piazza) spiega che si guadagna la metà di quando le imprese producevano e davano lavoro. «Si è molto ridotto il numero dei servizi in convenzione con il Comune – dice -. Le corse in abbonamento per assessori e funzionari sono quasi azzerate e, quello che incide di più sul nostro lavoro, si è molto ridotto il servizio dedicato al trasporto dei disabili verso scuole, posti di lavoro, punti di riabilitazione.
La Spending reviw, a Genova, è incominciata molto prima che si coniasse il termine ed è diventata sempre più “pesante”». Di fatto, a causa delle difficoltà economiche dell’amministrazione, molte persone disabili che ne avrebbero bisogno non possono più contare sul servizio (per loro) gratuito delle auto bianche. Ma la riduzione del “lavoro”, per i tassisti, non è legato soltanto ai servizi per gli enti pubblici. «I tagli attraversano tutte le fasce di clientela – prosegue Centanaro -. Non c’è un settore economico, di quelli meri si sono fortemente ridotti.
Anche i commercianti ci davano molto lavoro, ma la crisi è sempre più forte, in molti hanno chiuso e molti altri vanno avanti con estrema cautela, evitando ogni spesa. Siamo ben lontani dai tempi del “miracolo economico” e, parlando di anni più recenti, quelli dei Mondiali e delle Colombiane». Anche le auto bianche, quindi, hanno fortemente risentito della crisi. «Un tempo – conclude Centanaro – al posto dell’hotel Melia di via Corsica c’era l’Ilva, Quell’albergo è un cinque stelle e ha molte clienti. Ma non offrono nemmeno un quinto del lavoro che ci portava la sede dell’Industria a Carignano».
Fonte: Corriere Mercantile
Ultima modifica: 5 Febbraio 2014