Perché di storie così non vorremmo più raccontarne, non con questa angosciante frequenza. E invece solo ieri l’ultima, la ragazza aggredita vicino al Campidoglio. Perché Roma non può far paura alle donne, a chi ci vive e a chi viene a scoprirla. Perché conquistare un po’ di sicurezza è possibile e non è giusto sentirsi condannate all’ansia, madri e figlie, nemmeno vivessimo a Bogotà.

Il Messaggero ha sollevato un dibattito su questa emergenza lanciando una campagna per restituire serenità nelle strade di Roma. Cinque idee concrete e realizzabili che hanno già riscosso il consenso e il sostegno di chi potrebbe fare qualcosa per impedire che la città finisca nella black-list di turiste e studentesse.

Dai tassisti ai gestori dei locali, dalle università a chi si occupa di sicurezza, tutti d’accordo ad accogliere i nostri suggerimenti e a promuovere altre iniziative per una città dove sentirsi un poco più protetti.

Più taxi nei quartieri della movida, per il presidente del 3570 Loreno Bittarelli è «un’ottima idea», e lancia un appello al Campidoglio per creare nuovi stalli nelle vicinanze delle strade frequentate la notte. La più grande cooperativa romana ha già un numero per le emergenze, altre potranno seguire l’esempio. Peccato per lo sconto rosa: sulle macchine è pubblicizzato, ma quasi nessuno lo conosce e pochissimi lo applicano.

«Sentinelle della legalità», l’associazione di categoria dei locali notturni si impegna a esercitare ancora più controlli. E a promuovere, con il sostegno del Comune, una campagna di informazione che metta in guardia le ragazze, soprattutto le stranieri, ` sui rischi della città: attente a girare da sole, non accettare passaggi da sconosciuti, evitate alcune strade di notte. Più telecamere nei locali, soprattutto: Confcommercio è d’accordo a intensificare la videosorveglianza.

 

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Ultima modifica: 14 Settembre 2017