“Siamo ovviamente molto dispiaciuti dalla decisione presa oggi su Uberpop, una decisione che rispettiamo ma non comprendiamo. Ora faremo appello per evitare che centinaia di migliaia di cittadini italiani siano privati di una soluzione sicura, affidabile e economica per muoversi nelle loro città”. Così Zac De Kievit, Legal Director Uber Europa commenta l’ordinanza del Tribunale Civile di Milano, che ha deciso di bloccare il servizio Uberpop su tutto il territorio nazionale.
“Quello che però ci preoccupa di più è che migliaia di driver rischiano di perdere una risorsa economica. Inoltre ricordiamo che la Commissione Europea ha chiaramente affermato che gli stati membri dovrebbero garantire equità, proporzionalità e nessuna discriminazione nella regolamentazione dei nuovi servizi basati sulla tecnologia come Uber. Intanto in Italia oggi continua ad operare UberBlack e per le prossime due settimane UberPop”.
Una forte critica alla decisione del Tribunale è arrivata anche da Massimiliano Dona, segretario dell’Unione Nazionale Consumatori: “Un regalo alla lobby dei tassisti”.
“Se le leggi sono antidiluviane e non riescono a stare al passo con l’innovazione, vanno interpretate con senso logico. E’ evidente che c’è un vuoto normativo in materia, ma questo vuoto non può essere colmato dai giudici. Per questo chiediamo al governo di intervenire e al Parlamento di legiferare sul punto. Ricordiamo che proprio dal ddl concorrenza, ora in discussione, il capitolo sul Trasporto pubblico non di linea è stato accantonato, guarda caso per le proteste dei tassisti. L’Unc chiede di reintrodurlo e di potenziarlo, disciplinando servizi come quelli di Uber. Una legislazione moderna, infatti, non può prescindere dall’esistenza della sharing economy, che rappresenta il nuovo che avanza ed una nuova frontiera per i consumatori” ha precisato Dona. Nella prima bozza del ddl concorrenza era prevista l’eliminazione dell’obbligo, per il servizio di noleggio con conducente, di avere la rimessa nel comune che ha rilasciato l’autorizzazione ed il fatto che l’inizio ed il termine di ogni servizio dovesse avvenire alla rimessa.
Mentre la maggior parte dei partiti, invece, esulta, Sergio Boccadutri, deputato e coordinatore area innovazione del Pd ricorda che 2la mobilità sta cambiando nel mondo e non credo che una sentenza potrà bloccare questo processo”.
“L’esigenza della mobilità aumenta nonostante i servizi pubblici spesso non siano all’altezza. Una piattaforma come Uber può aiutare chi vive in periferia, le persone con disabilità, o i più giovani che la sera vogliono tornare a casa dopo una festa passata con amici e non trovano né un mezzo pubblico né possono spendere troppi soldi per un taxi”.
“Dove sarebbe la concorrenza? Servono delle regole? Che si disciplini come a Londra, dove per svolgere l’attività di driver in modo saltuario serve un certificato rilasciato da un ente controllore che verifica che l’auto sia in ordine con la revisione e l’assicurazione, che la fedina penale sia a posto, che si abbia la patente da un tot di anni. Insomma, un tale registro non solo favorirebbe maggiore sicurezza, ma potrebbe ad esempio essere utilizzata anche a fini fiscali o per vietare l’attività a chi a ha violato le regole, ad esempio guidando in stato di ebbrezza. Dobbiamo aiutare le forme di sharing economy, non fermarle”.
Il Tribunale di Milano, nella giornata di ieri, con un provvedimento cautelare ha accolto il ricorso presentate da alcune associazioni di categoria contro la società americana, accusata di “concorrenza sleale”. A essere bloccato è stato Uberpop, il servizio previsto dalla App di Uber che permette a chiunque di improvvisarsi tassista anche se in assenza di regolare licenza.
I giudici milanesi, insieme al provvedimento, hanno disposto la contestuale inibizione della prestazione del servizio Uberpop. A questo punto Uber, assistita dal pool di legali dello studio milanese Bonelli-Erede-Pappalardo, ha a sua disposizione 15 giorni di tempo per adeguarsi alle disposizioni assunte attraverso un provvedimento cautelare, pena l’applicazine di sanzioni penali.
La decisione italiana, sottolinea il Guardia, complica ulteriormente i piani di espansione di Uber in Europa, dove l’amministratore delegato, Travis Kalanick, ha intenzione di creare 50.000 nuovi posti di lavoro, attraverso “nuove partnership” con le principali città europee.
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Ultima modifica: 29 Maggio 2015