Appuntamento al Nazareno, ma con chi e per fare cosa? Tassisti in fibrillazione sui social network dopo che un loro “commando” ha intercettato davanti alla sede nazionale del Partito democratico un’auto con lo stato maggiore di Uber, la compagnia americana di trasporto privato il cui servizio Uber Pop è stato sospeso in tutta Italia lo scorso 9 luglio da una discussa sentenza del tribunale di Milano.
Qui il video postato su Facebook dai tassisti romani, qui su Youtube, che ha subito iniziato a impazzare in rete. A bordo ci sarebbero stati David Plouffe, senior vice presidente della società di San Francisco ed ex consigliere di Barack Obama, il nuovo country manager per l’Italia, Carlo Tursi, e Mark MacGann, ex lobbista per il Nyse-Euronext (la Borsa di New York) a Bruxelles, ora responsabile per le Public policy della multinazionale californiana valutata, con generosità secondo qualche osservatore, ben 51 miliardi di dollari.
Chi avrebbero incontrato Plouffe, Tursi e MacGann (l’uomo che tiene le relazioni di Uber con le Autorità di controllo, governi Parlamenti europei e con l’Ue)? Secondo i presenti, subito dopo la fine del meeting, dalla sede del Pd sarebbero usciti il presidente del partito, Matteo Orfini e il portavoce e vicesegretario Lorenzo Guerini. Ma nelle “segrete stanze” ci sarebbe stato, nientemeno, anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Se fosse vero, per parlare di cosa? Come mai – ripeto, nel caso fosse vero – un ministro incontrerebbe i vertici di una grande azienda, in difficoltà per una sentenza di un tribunale, nella sede di un partito, per quanto il suo?
E gli altri massimi dirigenti democratici? Avranno presenziato a un’altra riunione o alla stessa a cui avrebbero partecipato Plouffe, Tursi e MacGann? Anche perché vien difficile pensare che i tre super capi di Uber siano finiti per sbaglio al Nazareno e abbiano poi pensato di prendersi una pausa sorseggiando una bibita fresca.
Ovvio che Uber abbia tutto l’interesse a imprimere una direzione diversa all’azione di governo nei confronti del business di cui è protagonista in tutto il mondo e che in tutto il mondo viene aspramente osteggiato dai tassisti, o come avviene in Cina, dai player locali concorrenti (Didi Kuaidi su tutti). Perdere definitivamente il mercato italiano sarebbe un duro colpo per la società di San Francisco. Facile immaginare che si tenti di percorrere ogni strada pur di uscire dall’impasse.
Infine, qui il comunicato dei sindacati taxi. Qui, invece, l’intervista pubblicata giusto ieri da Repubblica, in cui Tursi espone le strategie e le contromisure di Uber in Italia, dall’apertura agli Ncc (Noleggi con conducente) fuori sede al lancio di UberGiubileo e di UberEats.
Ultima modifica: 9 Settembre 2015