Alla fine il caso Uber è esploso per davvero. Se ne è parlato a desta e manca, si è protestato contro la società californiana in ogni parte d’Italia e d’Europa e ora, finalmente, si è giunti alla resa dei conti.
La questione è stata affrontata anche dal ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, che, dopo essere a lungo tirato per la giacchetta da Giuliano Pisapia e dal Comune di Milano ha deciso di intervenire. “Serve una regolamentazione” ha ammesso il numero uno della mobilità nazionale.
Già , serve. Perché per le regole attuali le modalità operative di Uber sono contrarie alle legge. E questo non è un tentativo di difesa di una categoria, i tassisti, che a molti può non piacere ma la semplice realtà dei fatti. Maurizio Lupi Uber in effetti sfrutta il fatto di potersi muovere in una zona d’ombra della legislazione sul trasporto pubblico, appellandosi alle libertà del mercato.
Ma un mercato indisciplinato è un mercato che schiaccia la testa dei lavoratori. Molte sono le perplessità che questo innovativo servizio continua a far sorgere. La più importante riguarda la sicurezza dei passeggeri. Vuoi o non vuoi i taxi sono soggetti alle regole del trasporto pubblico e devono soddisfare dei requisiti che garantiscono ai clienti qualcosa almeno dal punto di vista della propria incolumità.
Lo dimostra quanto avvenuto pochi giorni fa a Milano quando i clienti di Uber si sono sentiti offrire della marijuana da parte di un autista che , per sua stessa ammissione, diceva “mi hanno ritirato due volte la patente, una volta per l’alcol e l’altra per la cocaina”. Ecco il nodo è proprio questo. Se Uber gestisce privatamente e secondo la propria logica la scelta dei suoi autisti chi garantisce che siano persone non pericolose?
E’ chiaro, si tratta di un caso limite ma il fatto che si sia verificato significa che può capitare. Se una legge regolasse in modo più analitico la disciplina degli autisti privati ogni società che volesse gettarsi nel mercato della mobilità urbana sarebbe obbligata a soddisfare determinati parametri. In più si risolverebbe una volta per tutte la questione legata alla differenziazione tra tassisti e non tassisti che ha scatenato in tutto il pianeta scioperi e proteste.
Il prossimo si terrà il prossimo 11 giugno, quando tutte le auto gialle d’Europa si fermeranno per protestare contro il nemico californiano. E magari assisteremo a scenari come quello del Wired Next Fest con i tassisti inferociti che subiscono addirittura le cariche della polizia. Insomma non ci vorrebbe molto a risolvere questo casino che monta giorno dopo giorno.
Uber vuole continuare a vivere? Allora si stabiliscano delle norme che gli consentano di lavorare senza pestare piedi ad altri lavoratori o mettere a repentaglio la sicurezza dei passeggeri. Basterebbe poco ma il governo per il momento, oltre alle solite chiacchiere, ha fatto poco. E la gente si incazza.
Fonte: Noiroma.tv
Ultima modifica: 8 Giugno 2014