Il via libera definitivo a Uber, il servizio di auto con conducente tramite app (che sta suscitando molto interesse ma anche molta ostilità), potrebbe arrivare dall’Unione europea. Secondo voci raccolte dal Financial Times a Bruxelles durante il weekend di Pasqua, la Commissione europea sta valutando la possibilità di regolare Uber a livello comunitario, scavalcando le regolamentazioni nazionali, finora incerte e contraddittorie. L’intervento dell’Ue taglierebbe la testa al groviglio amministrativo e giudiziario in cui l’intera faccenda si sta impegolando.
Sì, ma in quale direzione ci porterebbe il pronunciamento europeo? Tana e liberi tutti, o divieto assoluto per Uber a livello continentale? Anche su questo le fonti del Financial Times (che non corrispondono ancora a una presa di posizione ufficiale ma indicano una tendenza) sono chiare: «La Commissione sostiene lo sviluppo di nuovi e innovativi servizi di mobilità», e se davvero si pronuncerà, lo farà nel senso della liberalizzazione, mettendo fine ai divieti nazionali o locali.
Oltretutto un intervento di questo tipo non solo permetterebbe a Uber di operare ma potrebbe stabilire anche delle regole certe a cui ambito le auto con conducente contattate tramite app dovrebbero attenersi, sia pure nell’ambito di una generale liberalizzazione. Comunque non è detto che vada a finire così, perché a livello politico sono forti le voci che vedono negli interessi dei tassisti non solo una tutela corporativa ma anche una difesa di legittime esigenze pubbliche.
A prescindere dalla direzione che prenderà l’Ue, una normativa comune si impone, perché la filosofia di Bruxelles è orientata a uniformare i mercati e le regole dei servizi; gli scontri fra autorità nazionali e locali creano confusione mentre l’Unione vuole che un cittadino europeo non trovi regole diverse se attraversa un confine o addirittura se si sposta da un’entità amministrativa a un’altra all’interno dei confini di un singolo Paese.
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Ultima modifica: 7 Aprile 2015