Ogni sigla di rappresentanza ha il diritto ed il dovere di percorrere la strada dell’interlocuzione politico-istituzionale. Se così non fosse, l’azione sindacale si ridurrebbe a manifestazioni di piazza ed azioni legali. Lo fa ogni sindacato con i canali con cui riesce a sviluppare un’interlocuzione. C’è chi lo fa nell’anonimato e chi preferisce farlo dando visibilità a questi incontri.
Premesso questo, ai nostri Iscritti che ci chiedono perchè non fossimo seduti agli ultimi tavoli ristretti con alcuni esponenti di Governo – esponenti, il cui ruolo è però da declinare in rappresentanza di partito, e non di Governo, viste le sedi in cui si sono tenuti -, rispondiamo dicendo che non eravamo presenti, semplicemente perchè non siamo stati invitati. Se questo mancato invito non stona pensando a molte altre importanti sigle di rappresentanza del nostro settore, comprendiamo che stoni nel caso di Uritaxi. Stona, perchè dalla nascita del tavolo di lavoro tra taxi ed ncc, creatosi durante la scorsa Legislatura – da alcuni conosciuto come “patto del tortellino” – ne abbiamo sempre fatto parte. Da parte nostra, non abbiamo mai rinnegato lo spirito e le finalità con cui quel tavolo si costituì: cercare una via di sintesi tra i due comparti del trasporto pubblico non di linea. Purtroppo, quella linea, nelle ore immediatamente successive alla firma dell’accordo, fu tradita da alcune importanti sigle di rappresentanza del settore n.c.c., prima con dichiarazioni che contrastavano con quanto era stato siglato, poi, sia con dichiarazioni che con accordi con quelle multinazionali che tutti dichiaravamo di voler combattere.
E’ noto a tutti che quell’accordo, in ogni caso, non ha mai avuto seguito, in quanto con la partenza di una nuova Legislatura e la nascita del Governo penta-leghista, si arrivò alla legge 12/2019. Di questa legge, è bene ricordarlo, hanno trovato immediata applicazione: tutta la parte che di fatto sana una buona fetta del noleggio, portando la territorialità da comunale a provinciale, la parte che prevede la possibilità delle rimesse multiple, quella che prevede il foglio di servizio multiplo, e quella che sana per un biennio quei contratti che altrimenti, alla luce della disciplina in essere, sarebbero irregolari. La parte che invece, nell’intento del legislatore, ispirava l’intera riforma, ossia il contrasto all’abusivismo, è ancora oggi lettera morta: registro elettronico nazionale, foglio digitale di servizio, regolamentazione sulle piattaforme digitali.
E’ in questo contesto che nell’autunno 2019, veniamo invitati a Bologna ad un nuovo incontro tra le rappresentanze con cui avevamo fino a quel momento condiviso un percorso. Anche stavolta partecipiamo con favore, non foss’altro per la stima professionale e, almeno da parte nostra, con la speranza che sia reciproca, la lealtà (che è propria dei e tra pari, differentemente dalla fedeltà che è qualcosa di ancorato a dimensioni di potere) che ci lega alle eccellenti figure che di quel tavolo fanno parte. Durante quell’incontro, facciamo presente la nostra indisponibilità assoluta a rivedere nuovamente la normativa di settore, almeno finché non troverà prima attuazione la parte relativa ai tre decreti previsti dalla l. 12/2019. Tre decreti che, deve essere chiaro, sono sì in qualche maniera la legittima contropartita da riconoscere a chi ha acconsentito a norme di maggior favore per il comparto ncc rispetto alla previgente lettera della l. 21/92, ma non in favore del solo settore taxi, ma di tutti i vettori operanti nelle regole, dell’utenza e della legalità in generale. Questa, al di là di qualsiasi interpretazione che possa esserne fatta, fu l’ultima volta in cui fummo invitati sia a tavoli bilaterali taxi-ncc – in quanto, già per quello immediatamente successivo che si tenne a Firenze, ed a cui eravamo stati verbalmente invitati, non ricevemmo poi conferma d’invito -, sia al tavolo ristretto di sole rappresentanze taxi. A questo riguardo, a scanso di equivoci: secondo noi la disponibilità a riaprire la legge non è dovuta a particolari inciuci o interessi, come talvolta viene propagandato, quanto all’avere un approccio più da governanti che non da sindacalisti. Questo approccio parte da una fiducia di fondo verso l’interlocutore politico, o quanto meno dall’illusione di poterlo controllare – cose che però sono già state più volte confutate dall’abile procrastinare e sospendere della politica – nonché dalla rispettabile idea che se non si trova un accordo col comparto ncc, a giovarne saranno le multinazionali.
Noi, in tutto questo non crediamo più. Già nel 1975, ne “La crisi della democrazia”, il prof. Huntington scrisse: “Quando il radicalismo di sinistra perde forza, diminuisce il potere dei sindacati di ottenere risultati… la concertazione produce disaffezione da parte dei lavoratori, che non si riconoscono in quel processo burocratico e tendono a distanziarsene, e questo significa che più i sindacati accettano la concertazione più diventano deboli e meno capaci di mobilitare i lavoratori, e di metter pressione sui governi”. Forse queste parole, correlate con quanto successo anche nel nostro settore in Italia negli ultimi anni, spiegano benissimo cosa sia successo.
Alla luce di tutto ciò, due sono le questioni su cui qui preme sviluppare una riflessione: una di prospettiva, l’altra più immediata.
1) La linea concertativa adottata dal Governo Renzi in poi – per intendersi, quella che vede l’interlocutore politico dirti: “Ma sì, facciamola insieme questa riforma, noi vogliamo fare riforme condivise dalle categorie!” – si è dimostrata chiaramente perdente se non fraudolenta. Di fatto, questa linea, mentre da una parte produce il progressivo abbassare la guardia delle rappresentanze, fiduciose nel raggiungimento del bilanciamento promesso, vede dall’altra l’interlocutore politico non prestare fede a quanto promesso. E’ alla luce di ciò, che invitiamo tutti i Tassisti Italiani e le loro rappresentanze, a riflettere sul fatto che, questo tipo di interlocuzione ha senso solo quando la politica si dimostra cosa alta, affidabile, dove la parola di chi è istituzione è ab origine parola di cui potersi fidare. In assenza di tale moralità istituzionale, probabilmente, il modo più efficace per tornare a fare sindacato, è quello rivendicativo, di lotta (non di governo, perchè di governo, ci dimostrano gli eventi, non è!).
2) Rileviamo, alla luce dei dispacci politici degli ultimi giorni, una certa disponibilità istituzionale ad integrare, come d’altra parte previsto dal dettato normativo, il trasporto pubblico di linea coi servizi taxi ed ncc. Ci va benissimo, per ambo i comparti, visto che abbiamo ben chiara la difficoltà economica in cui versano entrambi. Il fatto che Uritaxi sia impegnata in un’attività di contrasto e denuncia delle varie forme di abusivismo del settore, non trasforma una legittima lotta in un accanimento a priori contro quelli che consideriamo comunque lavoratori di un settore da rispettare. Tuttavia, che questo non divenga il nuovo fronte grazie a cui giustificare indiscriminate forme di superamento del principio di territorialità. Il trasporto pubblico locale è sofferente in tutta la penisola e non solo nei grandi centri turistici e d’affari, per cui non accetteremo forme di sanatoria mascherata, tanto più in questo momento.
Claudio Giudici – Presidente nazionale Uritaxi
Ultima modifica: 18 Luglio 2020