Fa discutere da tempo il progetto lanciato da un gruppo di tassisti italiani, delle loro strutture e dirigenze, per la creazione di una tecnologia proprietaria.Come rappresentante sindacale ho osservato dall’esterno la crescita di questo progetto, ma, fin da subito, l’ho ritenuto il più grande progetto imprenditoriale che un gruppo di lavoratori, abbia mai deciso di mettere in piedi, sicuramente nel nostro settore a livello mondiale, ma probabilmente non solo nel nostro settore.Mi sarebbe piaciuto aver potuto accompagnare questo progetto, sostenendolo pubblicamente, per, almeno, un contributo ideale. Questo solo infatti, su questioni economiche proprie dei tassisti, dovrebbero fare i sindacati: analisi critica positiva o negativa, non azioni di sabotaggio (come troppo spesso avviene!). Sono certo che un contributo pubblico a riguardo – purtroppo avuto solo in negativo da parte di chi fantasticava sulle poche notizie che circolavano – ne avrebbe facilitato la comprensione odierna, ma il rischio che esso venisse sabotato era troppo alto. Firenze, purtroppo, lo dimostra. Colleghi che avevano sempre accompagnato l’azione del gruppo dirigente di cui faccio parte, vittime della paura generata dal Covid, hanno perso ogni raziocinio, danneggiando la Cooperativa di cui sono socio, come mai nessuno nella sua storia. Il grandissimo lavoro di crescita della stessa, che avevamo compiuto nell’ultimo decennio, è stato in parte distrutto in pochi mesi da una destabilizzazione fatta di illazioni, qualunquismo, sfascismo diffuso.Più in generale, in tutta Italia le malelingue hanno potuto colmare la loro incapacità di costruire qualcosa, sparlando di tutti coloro che dietro a questo progetto stessero lavorando. Ma si sa che il tempo è sempre galantuomo…Nessuno può sapere se questo progetto sarà solo un nobile tentativo, o se, come credo ed auspico, si tradurrà in una tecnologia straordinaria, ma ciò che è già certo, è che esso abbia suscitato e susciti grandi malevoli attenzioni. E la cosa è comprensibile e ne spiego le ragioni che dietro vi ravvedo.Questa tecnologia, ad oggi, sarà limitata ad un numero considerevole ma minoritario di tassisti, ma in prospettiva, vista la rete da cui promana, ha il potenziale di estendersi alla maggioranza dei tassisti italiani. Ciò, rappresenterà un problema per molti attori: per le multinazionali, per i fornitori terzi di tecnologia, per tutte quelle strutture che, per un motivo o per un altro, non ne saranno parte, e finanche per gran parte del mondo sindacale. Circa quest’ultimo, mi riferisco a quei sindacati rappresentati da generali senza soldati, utili al protagonismo di qualche delegato ma non al movimento dei lavoratori, che non hanno nessun reale radicamento col territorio, e che servono a molteplici interessi che con i tassisti hanno poco a che fare. È per questo che Uritaxi non ha motivo di preoccuparsi di questo progetto, ed anzi guarda al solo merito dello stesso, con grande favore. Diversamente, si capisce quanto possa essere estesa questa alleanza tra interessi eterogenei preoccupati da questa straordinaria iniziativa dei tassisti.Noi, come Uritaxi, abbiamo sempre sostenuto i radiotaxi italiani, in quanto patrimonio tecnologico-economico dei tassisti, e dunque li sosteniamo a maggior ragione se decidono di dotarsi di una tecnologia proprietaria costruita tra di loro in rete. Contrariamente, restiamo ostili all’apertura del settore alle multinazionali – che vorrebbe dire rendere i tassisti progressivamente schiavi di queste – e all’eliminazione della clausola codicistica di esclusiva prevista dagli statuti dei radiotaxi che, come cavallo di Troia, porterebbe al medesimo risultato. Anche per questo siamo agli antipodi di chi come Cisl ha avuto, per ora unica in Italia, il coraggio di palesare il suo favore all’eliminazione della stessa.Guardiamo in modo asettico invece ai fornitori terzi di tecnologia, come si deve guardare ad un mero fornitore di tecnologia. Il nostro è un altro lavoro, e non sempre gli interessi dei lavoratori che rappresentiamo coincidono con quelli di queste società.Trovo invece pretestuosa l’argomentazione di Unica Taxi Cgil per voce di Roberto Cassigoli – con cui il più delle volte sono in accordo – di ancorare l’essenza di un radiotaxi alla disponibilità di un’antenna radio. Questi sono aspetti tecnologici, mutevoli nel tempo in funzione della naturale evoluzione della tecnologia, nonché di scelte imprenditoriali degli organismi economici dei tassisti stessi, e non possono essere spacciati per elementi ontologici, propri dell’essenza di un radiotaxi. Questo tipo di ragionamenti, tradisce la volontà di tutelare esclusivamente interessi particolari, e non esprime una prospettiva di categoria (e su questo, purtroppo, negli ultimi tempi ho ravvisato più volte atteggiamenti palesemente di parte, che finiscono per danneggiare gli interessi di una cooperativa per sostenerne quelli di un’altra, senza rendersi conto di finire col danneggiare invece un’intera categoria: il caso dei tassisti pratesi, ne è un davvero imbarazzante esempio per molti sindacati fiorentini). Parlare dunque di “server ed antenne” oggi nel nostro settore, esprime una visione già superata dallo stesso stato dell’arte tecnologico del lavoro che dovrebbe efficacemente rappresentare.È alla luce di tutto ciò che questo grandissimo progetto che molti tassisti stanno mettendo in piedi, va sostenuto.
Claudio Giudici, Presidente nazionale Uritaxi
Ultima modifica: 11 Ottobre 2021